Quanto stai alimentando il tuo perfezionismo?

Quanto stai alimentando il tuo perfezionismo?

Quanto stai alimentando il tuo perfezionismo?

Il perfezionismo non ha niente a che vedere con ottenere dei sani risultati e crescere. È la convinzione che se viviamo in modo perfetto, abbiamo un aspetto perfetto e ci comportiamo in modo perfetto, possiamo evitare la vergogna, il senso di colpa e il giudizio altrui. È uno scudo di venti tonnellate che ci trasciniamo dietro. Non significa migliorare, quanto guadagnarsi approvazione e accettazione”. (Lawrence J. Cohen) 

Trovo che questa definizione di Cohen sia tanto illuminante, quanto dura da accettare. Ammetto che la prima volta che l’ho letta mi colpì nel profondo, ero ancora in una fase in cui consideravo il perfezionismo un tratto di cui andare fiera e non ne vedevo chiaramente le limitazioni che comportava. Mi rimbombava in testa una sola immagine di me: colpita e affondata! Immagine estrema, tanto quanto vera e forse frutto di anni passati a giocare a battaglia navale, ma questa è un’altra storia…

Assodato che il perfezionismo non funziona, che rende la vita estenuante, che non porta da nessuna parte, il punto è: come fare per mandare in corto circuito il vecchio modo di pensare? Il primo passo è la consapevolezza, il che significa non solo accettare di essere perfezionisti e che il perfezionismo non è sano, ma soprattutto rendersi conto di come noi lo alimentiamo, con quali comportamenti, con quali modi di pensare e in quali situazioni.

Le 12 trappole del perfezionista

Partiamo dal presupposto che l’essere umano non ragiona come un computer, non elabora dati in maniera scientifica ma utilizza delle mappe (ne ho parlato qui) che si è costruito nel tempo e sulla base di quelle interpreta le situazioni e prende decisioni. A volte però capita che lo fa in maniera non funzionale. Vediamo da vicino i 12 modi di pensare, individuati da Martin M. Antony e Richard P. Swinson, che rischiano di alimentare il perfezionismo.

TUTTO O NIENTE: pensare che ogni cosa possa essere in assoluto giusta, o sbagliata, senza accettare tutte le sfumature del caso che stanno in mezzo alle due polarità. Qualche esempio: “Se non mi laureo con il massimo dei voti, significa non sono all’altezza della facoltà che ho scelto o non troverò mai un lavoro di prestigio”. “Esiste un solo modo giusto di fare le cose”. “Solo io sono in grado di pulire”. “Se non raggiungo il mio peso forma, non troverò mai l’amore”.

VEDERE TUTTO NERO, altrimenti detto astrazione selettiva: la tendenza a focalizzarsi solo sugli aspetti negativi della situazione. Un esempio tipico è quando si riceve una valutazione dai propri capi molto positiva, ma ci sente affranti per quell’unica osservazione negativa che viene mossa.

CREDERE DI SAPERE COSA PENSANO GLI ALTRI: questo è una delle convinzioni limitanti più pericolose e si innesca ogni qual volta abbiamo la presunzione di leggere il pensiero degli altri e lo facciamo in maniera negativa. Un esempio tipico è pensare che se una persona non risponde a un messaggio è perché non ci sopporta o vuole evitarci, magari è semplicemente impegnata.

CATASTROFISMO: tipico di quando si ha la tendenza a credere, a torto, di non essere in grado di affrontare le conseguenze di un evento o di una situazione negativa. È il caso di quando pensiamo a un dramma solo ipotizzando di bucare una scadenza, oppure di quando abbiamo paura ad ammettere un cambio di opinione pensando di apparire deboli o insicuri.

SOPRAVVALUTARE LA POSSIBILITÀ DI EVENTI NEGATIVI: siamo nel caso delle previsioni allarmanti ma totalmente infondate.

AVERE I PARAOCCHI: tipico di chi tende ad analizzare e valutare in maniera eccessiva ogni singolo e minimo dettaglio, perdendo di vista la situazione d’insieme. Per esempio quando si tende a setacciare tutto il web e ogni rivista specializzata prima di ogni acquisto, anche il più piccolo.

SUSCETTIBILITÀ: è tipico del perfezionista voler piacere a tutti e ottenere l’approvazione altrui, reagendo male davanti a qualsiasi piccola osservazione.

RIGIDITÀ: vi capitano mai inconvenienti per i vostri standard di comportamento troppo rigidi? Ognuno di noi possiede standard che influiscono sul proprio comportamento e su quello degli altri. Per esempio ci sono persone che si arrabbiano moltissimo se devono rivedere i propri programmi; c’è chi sente estremamente frustrato se per via di un imprevisto deve modificare il proprio programma di allenamento settimanale. Per un perfezionista rivedere uno standard di comportamento è una vera e propria sofferenza.

CONTROLLO: ne abbiamo già parlato il perfezionista crede di poter controllare ogni evento della sua vita.

AFFERMAZIONI PRESCRITTIVE: le to do list del perfezionista sono piene di devo o dovrei, e non solo le to do list.

POCA FIDUCIA: il perfezionista tende a non fidarsi di ciò che fanno gli altri, fatica a delegare e quando lo fa, controlla da vicino.

PARAGONITE: paragonarsi agli altri è normale, rimanerci male o soffrire per le conclusioni che traiamo dal paragone porta a una distorsione della realtà, specie se il paragone alimenta il senso di inadeguatezza.

Ti ritrovi in alcuni di questi modi di pensare o di agire? Prova a tenere un diario e segnare tutte le situazioni in cui questi schemi mentali si ripetono.

 

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