Come smettere di pensare in modo perfezionistico?

Come smettere di pensare in modo perfezionistico?

Come smettere di pensare in modo perfezionistico?

Ricordo la prima e unica volta che al liceo presi un 2. Versione di latino, fu una tragedia immane. Primo non sapevo spiegarmi come fosse potuto succedere, A ME, e poi mi vedevo finita. Arrivai a casa in lacrime, mia madre tentò tutto pomeriggio di consolarmi inutilmente… la sera a tavola mio padre stappò un’ottima bottiglia di vino e mi disse: “Festeggiamo, ho una figlia normale!” e poi mi fece una domanda che capii, davvero, solo a distanza di molti anni. Mi chiese: “Sopravviverai?”.

Ci siamo detti perché il perfezionismo “nuoce gravemente alla salute” e come facciamo, anche senza volerlo, ad alimentarlo ogni giorno, anzi ogni istante… Ora direi che è giunto il momento di passare all’azione per riuscire a contenerlo, se non addirittura per liberarcene. Ed ecco perché vi ho raccontato questo episodio della mia adolescenza.

“L’autenticità è la pratica quotidiana del lasciarsi alle spalle il pensiero di chi pensiamo di dover essere e abbracciare invece chi siamo; è il coraggio dell’imperfezione, della vulnerabilità umana, è l’esercizio della compassione” (Cohen)

Ho scelto questa frase per due concetti chiave: pratica quotidiana ed esercizio della compassione. Non si tratta di buonismo nei confronti del mondo e di noi stessi, ma di costanza e di coraggio, le uniche due cose che possono aiutarci a spezzare le catene invisibili che ci tengono in ostaggio. E la prima cosa utile da fare è smettere di fare paradigma di se stessi e iniziare mettere in discussione le convinzioni personali e gli standard di pensiero e di comportamento che alimentano il proprio perfezionismo. Il tutto accettando che il proprio punto di vista è solo una delle tante possibilità. Entriamo nel dettaglio.

Cambiare modo di pensare in 3 passi

IDENTIFICARE I PENSIERI PERFEZIONISTICI: individuarli non è così scontato sia perché a noi appaiono come legittimi, sia perché sono talmente automatici che neanche notiamo quando si attivano. Possiamo farci aiutare da tre alert, ovvero: abbiamo la sensazione di non rispondere alle nostre aspettative; pensiamo che gli altri stiano deludendo le nostre aspettative; ci accorgiamo di comportarci in modo irrazionale ed eccessivo (nel dubbio basta chiedere conferma a qualcuno che abbiamo accanto).

INDIVIDUARE PENSIERI ALTERNATIVI: una volta che abbiamo individuato il pensiero, ci fermiamo e lo sostituiamo con uno alternativo. Ancora una volta la difficoltà più grande è ammettere che esista un altro modo accettabile di pensare. Pensa a tre persone che stimi, ma che siano diverse da te, e poi chiediti: “Come interpreterebbe la stessa situazione X? E Y? E Z?”.

VALUTARE PRO E CONTRO: a questo punto passiamo alla valutazione dei pro e dei contro della scelta di mantenere o modificare il pensiero iniziale, occorre procedere valutando ogni singolo punto e magari facendo qualche piccolo test.

Alla luce di tutto questo con un po’ di pratica sarà possibile riuscire a guardare le singole situazioni in modo più oggettivo e più realistico.

Strategie per cambiare modo di pensare

Oltre al trucchetto del pensare come gli altri, ci sono tantissimi ulteriori accorgimenti che possono venire in nostro soccorso, spiegati molto bene in questo libro. Voglio condividere qualcuno di quelli che ho provato sulla mia pelle.

ESAMINARE I DATI DI FATTO: davanti alla sensazione di tragedia imminente davanti a un piccolo fallimento chiedersi che cosa succede quando qualcun altro vive quella situazione. Si verificano necessariamente conseguenze spiacevoli? Si può “sopravvivere”?

INFORMARSI BENE: questo vale moltissimo per i pensieri che sono il risultato della costante esposizione a canoni di bellezza eccessivamente deputati all’esaltazione della magrezza. Vi siete mai chiesti perché gli specialisti dell’alimentazione o della nutrizione ragionano su range e non su numeri fissi?

STABILIRE UN LIVELLO DI IMPERFEZIONE ACCETABILE: anziché continuare a ripetersi che non possiamo accettare nulla che non sia perfetto o fatto in modo perfetto è molto utile iniziare a chiedersi: “Quale livello d’imperfezione posso riuscire ad accettare?”. Un metodo efficace per contrastare i pensieri “tutto o niente” di cui parlavamo qui.

RENDERE SANA LA PARAGONITE: paragonarsi agli altri non è in assoluto disfunzionale. Lo è per il perfezionista che sceglie sempre termini di paragone fuori misura e se inizia un programma di allenamento per la maratona si sente frustrato se non tiene ritmi di compagni molto più esperti. Un sano paragone è con chi è simile a noi o di livello poco più avanzato.

CONSERVARE UNA VISIONE DI INSIEME: saper valutare oggettivamente le conseguenze che un particolare avvenimento ha nella nostra vita. Sono sopravvissuta al 2 in latino, per quanto in quel momento lo vedessi come una macchia sulla mia carriera scolastica, media crollata, meno crediti alla maturità, voto più basso alla maturità etc… Nulla di tutto ciò è successo.

FRASI RASSICURANTI: questo è il mio preferito, scrivetevi una o due frasi e mettetele in posti ben visibili e riguardatele ogni volta che siete in difficoltà e state cedendo al perfezionismo e alle emozioni che genera. La mia naturalmente è: “Festeggiamo, ho una figlia normale!”.

Ma soprattutto la più efficace è chiedersi:

Perché devo sempre sapere che cosa succederà?

È davvero così utile e importante avere il controllo della situazione e poter prevedere esattamente ogni possibile e immaginabile conseguenza?”.

 

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