Che cosa succede quando la mente ci mente?

Che cosa succede quando la mente ci mente?

Che cosa succede quando la mente ci mente?

Vivere di contraddizioni è un arricchimento e uno stimolo costante nella ricerca dei perché, tanto quanto è un’immensa fatica. Qualche giorno fa dopo un anno esatto in cui non mi capitava mi sono ritrovata a lavorare esclusivamente da casa, senza uscire, senza dover di fatto rendere conto a qualcuno e senza avere appuntamenti in agenda. Il giorno prima ne ero entusiasta, vedevo dinnanzi a me la pagina bianca di assoluta libertà lavorativa, pregustavo il piacere delle tante cose da fare in tutta calma, senza interruzioni.

Volete sapere qual è stato il risultato? Ho iniziato a lavorare alle 9:30 e alle 23 ero ancora davanti allo schermo… il tutto dopo aver scritto tutto il giorno senza concedermi un attimo di pausa e aver consumato due pasti fugaci per pura sopravvivenza. E non perché fossi nel flow o avessi deadline stringenti, ma perché quando non ho appuntamenti in agenda tiro fuori il mio peggio, mi ‘imbruttisco’ tra to do list infinite e non mi concedo pause, come se il tempo a mia disposizione non fosse mai abbastanza. Insomma, ammetto che nonostante i grandi passi avanti, se mi distraggo certe modalità tendo a ripeterle. Amo la solitudine, tanto quanto amo lavorare senza uscire di casa e senza pause, ma poi mi innervosisco. Negli anni ho riflettuto a lungo sull'argomento, e quella sera all’improvviso ne ho colto anche il senso. Era lì davanti a me, eppure non lo vedevo. Non lo sentivo, non lo percepivo in alcun modo. La questione è semplice: la mente… mente e diventa una trappola.

Qual è la grande trappola?

La mente che entra nel loop analitico fatto di iperattività non si affida a nulla, non si ferma, non sa farsi da parte, anche se sa che troverebbe ristoro sono nell’ascolto del corpo, nel silenzio e nel riconnettersi al suo equilibrio. Ma quella stessa mente nel momento in cui è all’apice della sua produttività non è disposta ad ascoltare altro al di fuori di se stessa, non è disposta a fidarsi e ad affidarsi a ciò che non è sua diretta emanazione, e in quei momenti non concede neanche la possibilità di addormentarci facilmente. È come se mollare la presa e abbandonare il posto di comando nella regia analitica comportasse un pericolo. Una sensazione che mi ricorda molto la prima volta che partecipando a una lezione di prova di Yoga mi chiesero di chiudere gli occhi, respirare profondamente e rilassarmi… e mi venne l’ansia ;).

Come fare per ingannare la mente?

Sebbene la contraddizione a tratti paia insanabile, in realtà la si può spezzare grazie alla conoscenza di sé. Quando diventiamo consapevoli di come funzioniamo e di quali meccanismi attiviamo, possiamo anche avere il potere di spezzarli. Io ho capito che in quella to do list devo infilarci il mio momento di osservazione del soffitto bianco perché quello è il mio modo per riconciliarmi con la passività ricettiva, per stare in ascolto del mio corpo, per uscire dal fare ed entrare nell’essere. Il click però sta tutto in un atto di fiducia nei confronti di noi stessi.

Se ascoltiamo e accogliamo la nostra vulnerabilità, la relazione con noi stessi diventa sicura, ci concediamo il riposo e lasciamo andare ogni tensione.

E tu come funzioni? Che cosa potresti fare per spezzare i tuoi meccanismi autolimitanti?

 

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