Perché è così difficile andare d’accordo con (alcuni) colleghi?

Perché è così difficile andare d’accordo con (alcuni) colleghi?

I conflitti sul lavoro sono i più comuni e tra i più snervanti, sicuramente perché il lavoro è il luogo (fisico o virtuale) nel quale passiamo più tempo e cosa ancor più delicata molto spesso non scegliamo noi persone, capi e clienti con i quali interfacciarci, soprattutto se siamo lavoratori dipendenti.

In questo gruppo di persone che “non scegliamo”, ce ne sono poi alcune che possiamo definire “difficili”, quelle che alla sola idea di doverci scambiare due parole, ci viene il mal di pancia, perché sappiamo già che si tratterà di un’impresa davvero ardua.

Ma questo può essere un buon motivo per cambiare lavoro? Dipende. Non esiste una risposta assoluta e univoca, ognuno di noi sa come si sente e come vive la propria giornata e, per quanto possa sembrare paradossale, accade di sovente che le persone decidano di cambiare lavoro per via degli insoddisfacenti contesti relazionali che vivono, piuttosto che per il lavoro in sé.

Quali sono gli archetipi peggiori con i quali interfacciarsi?

Cerchiamo di essere concreti, partiamo dunque riflettendo su quali sono gli archetipi più difficili con i quali dover lavorare gomito a gomito.

  1. Il lamentoso, alias la vittima: passa la giornata lavorativa, e spesso anche il post giornata, perseguitando tutti di persona o al telefono per parlare male di qualcosa, del capo, del lavoro, dei colleghi. Si sente sempre una vittima incompresa.
  2. L’incompetente inconsapevole: non è in grado di svolgere le sue mansioni, non studia, non approfondisce, ma cosa ancor più pericolosa non lo sa e crea problemi a tutti.
  3. Il tuttologo: ha sempre una risposta per tutto. Ha già fatto quell’esperienza prima degli altri o ha sempre un amico esperto in qualche materia specifica e che per osmosi gli ha trasmesso il suo sapere. Cosa peggiore, dice a tutti che cosa avrebbero dovuto fare. Critica tutto e tutti, ma non in modo costruttivo.
  4. Il trasparente: non prende mai una posizione, risponde a qualunque domanda con un “forse”, “penso”, “potrebbe”. Evita di metterci la faccia.
  5. Il narcisista arrivista: tra i più pericolosi, non guarda in faccia a nessuno, per raggiungere i suoi obiettivi è disposto a tutto.
  6. L’ansioso: per lui tutto è un problema di fisica quantistica, ogni piccolo cambiamento è un ostacolo e lo fa pesare a tutti.
  7. Il chiacchierone: non tace un attimo, parla continuamente di tutto, condivide ogni pensiero gli passi per la testa. Ti parla anche mentre sei concentrato, sei al telefono e si offende se non gli dai retta.

È davvero come sembra?

Posto che questi profili che ho volutamente estremizzato in modo ironico li possiamo trovare ovunque, e non solo al lavoro, facciamoci alcune domande: noi in tutto questo quadro dove siamo? Siamo davvero certi di comportarci nel modo migliore possibile? Se le cose vanno male è solo per colpa degli altri?

Alcuni suggerimenti travestiti in domande scomode:

  • Quanto sei disposto a dare ai colleghi? Mostrati aperto agli altri, condividi informazioni, abbi il coraggio di chiedere un feedback e di mettere in pratica quello che hai imparato.
  • Quanto il tuo comportamento alimenta fraintendimenti? Quando qualcosa non va non metterla sul personale, impara a parlare di fatti, problemi e cose specifiche, non delle persone e non di cose astratte.
  • Che cosa significa per te essere corretto con un collega? Ora guardati allo specchio, quanto potresti definire i tuoi comportamenti corretti? Hai alimentato pettegolezzi? Sei sensibile e attento alle esigenze degli altri?

Ora che abbiamo capito cosa non va nel nostro rapporto con i colleghi e perché talvolta diventa così difficile, chiediamoci che cosa possiamo fare per renderci immuni ai loro comportamenti?

Ne parlerò nel mio prossimo post.