Perché alle persone piace lamentarsi?

Perché alle persone piace lamentarsi?

Perché alle persone piace lamentarsi?

Di quanto le lamentele siano tossiche e di come fare per cambiare questa malsana abitudine ne abbiamo già parlato la scorsa settimana qui. In questi giorni mi avete scritto in tanti per raccontarmi il vostro rapporto con le lamentele e di quanto sia un’abitudine difficile da cambiare. Le lamentele sono pericolose: imbrigliano come le ragnatele e ci portano dritti dritti tra le “fauci” dell’autocommiserazione. Lo so l’immagine è macabra, anzi io la trovo terrificante, ma siccome ho paura dei ragni… visualizzarle in questo modo mi aiuta tantissimo a tenerle lontane da me. Se voi, invece, siete tra coloro che li trovano teneri e carini, scegliete un’altra immagine purché sia altrettanto terrificante.

Fatte le dovute distinzioni tra sfogo e lamentela - il primo è occasionale, la seconda di fatto è uno sfogo continuo e costante sullo stesso argomento - possiamo affermare che le persone si lamentano perché si sentono in diritto di ottenere o di ricevere qualcosa da chi hanno intorno, dall’universo, dal fato o da chicchessia purché non si tratti di loro stesse.

Ma… delegare agli altri la nostra felicità non porta mai nulla di buono!

Durante la fase della lamentela è come se si regredisse alla fase infantile, un po’ come quando da piccoli per ottenere l’attenzione, il soddisfacimento dei bisogni e l’aiuto degli adulti si piangeva.

Perché replichiamo il comportamento infantile?

Inconsciamente è come se pensassimo che il meccanismo che funzionava allora potrebbe funzionare anche oggi. Peccato che l’adulto quando replica l’atteggiamento infantile dei primi mesi di vita ottenga spesso il risultato opposto: il fastidio e il conseguente allontanamento di chi ha accanto.

Per trovare la risposta alla nostra domanda iniziale, torno alla tanto cara definizione dell’uomo come animale sociale e ai suoi bisogni. Nella piramide di Maslow ce ne sono alcuni che fanno al caso nostro: bisogno di amore e di appartenenza, bisogno di riconoscimento o stima, bisogni di auto-realizzazione.

Che cosa si nasconde dietro la lamentela?

Riflettendo a partire dall’analisi dei bisogni, le motivazioni che spesso spingono alla lamentela sono essenzialmente queste:

  • CONSOLAZIONE: una delle risposte più amate dai lamentosi seriali… “Poverino/a, mi dispiace il tuo capo è proprio un arrogante”.
  • AGGREGAZIONE: questa è tipica delle file in posta, al centro prenotazione degli ospedali, dal medico o in tutte quelle situazioni in cui basta una parola a voce alta per ottenere consensi e fare sì che tutti facciano gruppo e blaterino contro qualcosa che non si può cambiare. Per quanto ci si possa lamentale ogni pratica richiede del tempo per essere gestita o ogni paziente per essere visitato. Qui la lamentela è fine a se stessa, nutre solo tensione.
  • EVITARE DI CHIEDERE: più spesso di quel che pensiamo, basterebbe sostituire la lamentela con una richiesta specifica per migliorare la nostra situazione. Vuoi una cosa? Chiedila, non lamentarti! Perché non arriverà dall’alto…
  • RICONOSCIMENTO: per primi non si è in grado di riconoscere il proprio valore e si rimette il plauso nelle mani degli altri, salvo iniziare a lamentarsi quando non arriva.
  • GIUSTIFICARE UNA MANCANZA: caso tipico è quello del compito troppo ambizioso che ci viene assegnato. Anziché rimboccarci le maniche e tarare il nostro cervello sul piano d’azione, mettiamo le mani avanti e iniziamo a lamentarci senza sosta e cerchiamo mille motivazioni per scaricare le nostre responsabilità, rispetto all’impossibilità di raggiungere quel dato obiettivo.
  • SOTTRARSI ALLE RESPONSABILITÀ: questa è la più pericolosa, ci si agita elencando il problema, o i problemi, e non si entra nell’ottica di cercare una soluzione. Come riconoscerla? Semplice, prova a offrire all’interlocutore una soluzione o una riflessione diversa e noterai immediatamente risposte quali: “Impossibile”, “Tu non puoi capire”, “Non hai idea”… e via elencando.
  • RICERCA DI ATTENZIONE: a metà tra consolazione e riconoscimento, la più vicina all’atteggiamento infantile dello stare sotto i riflettori.

Conclusioni

Qualunque sia il bisogno che cerchiamo di soddisfare, la lamentela non ci aiuterà a soddisfarle. In qualunque caso è molto più utile chiedersi: Che cosa scatena la mia insoddisfazione? Da dove nasce la mia irritazione? Perché ho bisogno di lamentarmi?

Il che significa iniziare a conoscere e a comprendere quali siano i veri e personali bisogni e a prendersene cura.

 

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