Per andare avanti mi do il permesso di... (???)

Per andare avanti mi do il permesso di... (???)

Per andare avanti mi do il permesso di…?

Ormai lo sapete questo è l’anti-blog (se, invece non lo sapete, qui trovate la sua storia), come tale non vive di un piano editoriale fisso, qui l’unica regola è che si pubblica di mercoledì, per il resto è pura condivisione di studio, di letture, di tecniche efficaci, di scoperte, di esperienze e anche di emozioni che nascono sul momento.

D’altra parte la costruzione della propria identità è un viaggio infinito, talvolta complesso, ma sempre emozionante. Oggi voglio condividere con voi una nuova tappa.

Storia di pesto e cure

Domenica mattina mentre sorseggiavo il caffè in terrazza e guardavo il mio basilico rigoglioso, ho avuto un insight pazzesco e dopo qualche minuto mi sono chiesta:

“…Che sapore avrebbe il pesto se fossi io a prepararmelo?”

Ora vi spiego.

Mentre lo osservavo, pensavo che adoro cucinare e mi rilassa, ma non cucino tutto. Un po’ perché sono maldestra e pasticciona, quindi lungi da me fare cose artistiche, un po’ perché sono viziata e testarda.

Ebbene sì, l’ho detto: sono viziata e testarda, e certe pietanze legate alla mia infanzia, pur nella loro più totale semplicità, nella mia testa rientrano nella categoria “coccola” e fino a oggi le mangiavo solo se a prepararle per me fosse qualcuno di molto caro. Perché? Non so spiegarvelo, posso dirvi che non le ho mai cucinate, malgrado provassi un certo “fastidio”… che non sapevo spiegare.

In pole position nella categoria “coccola” c’è il pesto (che se la gioca con la pizza!). Cibi con i quali ho avuto a lungo un rapporto odio-amore. Perché da una parte mi permettevano di assaporare il piacere che si prova quando gli altri si prendono cura di te. Dall’altra, però, quella cura era una gabbia e delegavo ad altri la felicità del mio palato.

Prima della mia mamma, poi dell’uomo che, tra alti e bessi e vari tira e molla, ho avuto accanto per un certo periodo. E così ogni volta che lui non c’era più… rinunciavo. E stavo rinunciando anche stavolta.

Domenica però è stato diverso. Ho guardato il basilico e ho capito che era tutto surreale, mi stavo togliendo una gioia, senza motivo. L’unico ostacolo tra me e il mio piatto di “coccola” ero io. Solo io potevo darmi il permesso di raccoglierlo, ma soprattutto prepararlo con cura per me.

Le trappole che ci costruiamo sono tante, spesso assurde, subdole, talvolta nascoste e difficili da scovare, s’insidiano in modo meschino, anche tra le foglie di basilico. Affrontarle è solo una scelta.

Sapete che sapore ha il mio pesto? 

Sublime perché sa di coraggio. Di libertà. Di voglia di andare avanti. La mia parola dell’anno 2018 è #cura e domenica scegliendo di prendermi cura del mio palato, con un piatto off limits, un altro tassello è andato a posto.

Ora tocca a te, prendi carta e penna e crea la tua lista personale: Io mi do il permesso di… Scrivi tutte quelle piccole o grandi cose che vuoi darti il permesso di fare, di vedere, di realizzare o anche di dire.

E poi parti da quella che ti risuona di più, o senti più urgente, e scomponila in tante piccole azioni utili per arrivare a quel risultato.

Per darmi il permesso di preparare il pesto, dovevo innanzitutto raccoglierlo e pulirlo. Tu invece da cosa parti?

 

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