E se il problema fosse già la soluzione?

E se il problema fosse già la soluzione?

E se il problema fosse già la soluzione?

La scorsa settimana ti ho parlato di problemi e di come siamo particolarmente abili nell’alimentarli. Fortuna nostra esiste anche l’altra faccia della medaglia: esattamente come creiamo problemi, possiamo costruire soluzioni.

Ho scelto di proposito parole che implicano uno scatto in avanti: non stiamo risolvendo un problema, ma stiamo costruendo qualcosa. Stiamo uscendo dalla casella A per entrare nella casella B. Stiamo iniziando a cambiare. Non pensare sia scontato, gli ostacoli che si possono incontrare sono tanti e talvolta imprevedibili… Una volta una persona mi ha detto: “Se cambiassi atteggiamento, non sarei più fedele a me stessa e ai miei principi”. La gabbia in cui viveva quella persona era pazzesca, si stava sabotando e lo faceva creando anche un alibi perfetto.

In sostanza la domanda guida di oggi è: Che cosa posso fare per diventare una persona che “costruisce soluzioni” e non che “affronta problemi”?

Le tre cose che possiamo iniziare a fare, subito

1. Essere gentili, con noi stessi e con gli altri: è decisamente il primo passo. Essere più flessibili, darci tregua e mettere a tacere la vocina interiore che ci giudica e punta i riflettori sui nostri errori o sulle nostre debolezze. Quante volte vi capita di diventare di pessimo umore solo per una piccola cosa che non va secondo i vostri piani: il traffico, un treno perso, un capriccio di un figlio, un appuntamento saltato. “La benevolenza - come ricorda Virgile Stanislav Martin - ci aiuta a non prendere le cose troppo sul serio. Solo aprendoci all’altro e concentrandoci su di lui possiamo scaricare la concentrazione dal nostro mini-me e all’improvviso le cose diventano più leggere.”

2. Cambiare prospettiva, usare diverse visioni: il modo in cui definiamo il problema condiziona la soluzione. Cambiare prospettiva o il modo di vedere il problema stesso ci aiuterà. Ecco alcune modalità.

  • Prospettiva aerea o panoramica: ricordo sempre un esempio che faceva il mitico Valter Binaghi, il mio professore di filosofia del liceo. Un moglie si lamenta che il proprio marito beve e quindi lo allontana, un marito si lamenta che la propria moglie lo rifiuta e quindi beve. Che cosa significa tutto ciò? Che è molto meglio considerare l’intera situazione, prima di definirla. Senza una visione d’insieme, rischiamo di non cogliere il significato di un singolo evento.
  • Zoom: viceversa a volte occorre dimenticarsi della situazione d’insieme e focalizzarsi sui dettagli che possono suggerire la strada per iniziare a costruire la soluzione del nostro problema.
  • Mettersi nei panni degli altri: l’empatia è un’amica preziosa, che salva situazioni e rapporti. Troppe volte giudichiamo gli altri rapidamente e reagiamo secondo il nostro metro di valutazione dimenticandoci che semplicemente potrebbero avere una mappa mentale diversa dalla nostra.
  • Osservare e sospendere il giudizio: iniziare a osservare le cose positive e non solo quelle negative. Marcel Proust diceva: “Il vero viaggio, alla scoperta, non consiste nel cercare nuove terre, ma nel dotarsi di nuovi occhi”.

3. Cambiare comportamento: detto in altre parole, agire in modo diverso.

  • Non alimentare il problema: con continuare a mettere ceppi nel camino o continueremo ad avere caldo.
  • Non fare la stessa cosa: una volta al mare vidi una scena che trovai allucinante e che rende bene l’idea. Un papà per spiegare alla figlia come stare a galla continuava a ripetere la stessa frase alzando progressivamente la voce e lamentandosi che lei non capiva. A un certo punto lo guardai e dissi: “Mi scusi, ma sua figlia non è sorda, solo non sa nuotare. Non crede sia meglio cambiare tecnica piuttosto che urlare?”.
  • Riscrivere lo scenario: se la vita, il lavoro o la relazione che state vivendo non vi piacciono, iniziate ad agire concretamente per cambiarle. È più rassicurante essere convinti di essere un perdente o un insicuro, piuttosto che rischiare di non essere nessuno ma coì non si va da nessuna parte. Si è sempre in tempo per scrivere un lieto fine, si tratta di iniziare a farlo.
  • Fare come se: se facessi finta di non essere così procrastinatore e iniziassi a fare quelle cose, che cosa succederebbe? Sì, certo sarà faticoso ma pensa a quanti vantaggi potrebbe portarti?

Che cosa significa che il problema è già la soluzione

Quando i problemi persistono, ricorda Virgile Stanislav Martin, è perché sono alimentati dai metodi messi in atto per risolverli. Va da sé pertanto che i problemi che ci troviamo a fronteggiare oggi sono spesso conseguenza di soluzioni di sopravvivenza attivate in passato e che con il tempo sono diventate inadeguate, semplicemente per via del fatto che il contesto è cambiato. Ecco perché si dice che il problema è già la soluzione.

Le due domande guida che aiutano a cambiare prospettiva, nei momenti più difficili:

  • Che cosa farebbe il tuo mentore o il tuo modello di riferimento in questa situazione?
  • Questa cosa porta acqua al tuo fiume?

Ma più di ogni altra cosa, ricorda: se hai iniziato il viaggio del cambiamento, non continuare a parlare di te come se il viaggio non fosse ancora iniziato.

 

Vuoi lavorare su questi temi? Contattami o scopri i miei percorsi e il mio metodo!