Come violare le regole (talvolta) può salvare il team

Come violare le regole (talvolta) può salvare il team

Come violare le regole (talvolta) può salvare il team

Ricordo quel giorno come fosse ieri. Frequentavo la quarta liceo scientifico e dopo un paio di settimane dall’inizio della scuola la prof di latino aveva già fissato una versione di verifica su un argomento che stava mettendo l’intera classe in crisi. Eravamo solo all’inizio dell’anno scolastico e abbiamo preso il toro per le corna e chiesto di fare insieme più esercizio e posticipare la prova. Ma… ci siamo beccati un NO, e un mega rimprovero per averlo anche solo pensato. Il giorno della prova, il caso vuole che ci fosse uno sciopero studentesco. Capite anche voi quanto l’occasione fosse ghiotta… A quell’età il muro contro muro regala grandi soddisfazioni, sono prove di forza che aiutano a crescere a definire la nostra identità e indipendenza.

Peccato che toccasse anche fare i conti con la classe, con le paure di alcuni, le preoccupazioni di altri rispetto alle conseguenze, la consapevolezza che volevamo strumentalizzare lo sciopero a nostro favore... e le convinzioni di chi ritenesse che gli studenti non abbiano diritto di scioperare. Insomma pensare che in blocco tutta la classe stesse fuori era un’utopia e pensare che ci mettessimo tutti d’accordo in un quarto d’ora era ancor più impensabile. Eppure quel giorno la classe era deserta. La prof si trovò davanti una sfilza di banchi vuoti, avevamo osato contrastare l’autorità, la classe si era mostrata compatta.

Cos’è successo in quel quarto d’ora?

Il Cerchio della Sicurezza, di cui abbiamo parlato nell’ultimo post, era attivo, la fiducia aveva invaso il campo, le droghe buone erano tutte in circolo. No, non parlo di sollazzi giovanili ma del giusto mix di endorfine, dopamina, serotonina e ossitocina. Coloro che non avrebbero avuto problemi a fare il compito in classe quel giorno avevano capito di avere tra le mani una chance unica: potevano ispirare fiducia ai “più deboli” e tirare fuori il coraggio di farsi valere, ma era necessario fare un passo in dietro, mettere i propri bisogni da parte e pensare agli altriLa vision comune di una scuola come luogo di crescita, non un luogo in cui i “giudizi” e i voti creassero caste, ci aveva salvato.

Con il senno di poi e lo sguardo da adulta, mi rendo conto che l’approccio della nostra professoressa era puramente educativo, ma è stato anche un bell’esercizio di leadership, e sulla lunga ne ho colto il vero significato (e poi anche cosa significhi pagare pegno, ma questa è un’altra storia).

Che cosa ho imparato da quell’esperienza?

Ho trovato la mia risposta alla domanda: “Che cosa fare per stimolare il coraggio e non farsi guidare dalla paura?”.

Siamo governati dalle leggi della biochimica e per quanto possa sembrare una visione poco romantica, funzioniamo così, sia a casa sia in ufficio o in un qualunque altro contesto. La motivazione ha bisogno della forza propulsiva degli incentivi chimici che agiscono dentro di noi, e la direzione è sempre quella dello stare bene e di cacciare ansia e dolore, ecco perché ci sono tre ingredienti dai quali non si può prescindere.

- Creare un ambiente sano: in un ambiente costruito correttamente con una cultura organizzativa che asseconda le inclinazioni del nostro essere animali sociali, avremo come risultato un team in cui ognuno trova e rafforza la propria motivazione. Se l’impulso costante è quello della competizione circoleranno dopamina ed endorfina, è probabile che il team ottenga risultati ma le persone si sentiranno costantemente sole e insoddisfatte, la dopamina, infatti, non aiuta a creare cose che durino sul lungo periodo. Allo stesso tempo se nel nostro team ci sarà un clima da comunità hippy, l’ossitocina scorrerà a fiumi, ma senza obiettivi misurabili non andremo da nessun parte e al contempo ci negheremmo anche il piacere di raggiungere il traguardo. In sostanza come sempre quello che funziona è il giusto equilibrio.

- Il coraggio è figlio della fiducia: non ci fidiamo delle regole, ma delle persone. Se il sistema è in equilibrio, se il leader è in grado di favorire questo equilibrio, allora ci troveremo ad accordare fiducia a qualcuno non solo perché rispetta le regole, ma anche perché è in grado di violarle quando è necessario. Le regole sono fatte per quando tutto fila liscio, le regole sono uno strumento d’aiuto ma la fiducia è un sentimento umano, che si porta dietro il coraggio di agire per proteggere gli altri. Il nostro team. I nostri compagni di classe. Come dice Simon Sinek: “La fiducia è come un lubrificante. Riduce l’attrito e crea condizioni più favorevoli a una buona performance”.

- L’empatia è la principale risorsa: la capacità di comprendere a pieno lo stato d'animo altrui ci permette di creare ambienti in cui le persone saranno sempre al primo posto, senza il alcun modo sacrificare performance ed eccellenza.

 

 

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