Tu hai davvero il coraggio di proteggere il tuo team?

Tu hai davvero il coraggio di proteggere il tuo team?

Tu hai davvero il coraggio di proteggere il tuo team?

No, non rispondere di getto.

E no, la risposta non è così scontata.

Se ti stai chiedendo perché in un’unica domanda ho infilato due concetti così potenti - protezione e coraggio - è perché credo fortemente che le due cose siano strettamente connesse e siano due ingredienti che facciano la differenza nell’economia del buon funzionamento di un team.

Il coraggio di fare un passo indietro, la voglia di far sentire gli altri protetti e quindi parte di un gruppo.

Quando applichiamo questi concetti ai nostri affetti più cari è lampante che prendersi cura degli altri, farli sentire accolti e capiti ci venga del tutto naturale (o almeno così dovrebbe essere) e lo facciamo anche in nome dei nostri valori e della “sacralità” di quella cerchia e di quel gruppo, che sia la famiglia di origine o la famiglia che ci siamo creati.

Eppure ciò che nel privato ci pare immediato, nel contesto professionale non lo è più. Sorge spontanea qualche domanda: perché quando pensiamo al profitto e al denaro o alla crescita ci sganciamo dai sentimenti di protezione e cura? Non stiamo sempre parlando di persone? Non funzioniamo tutti nello stesso identico modo?

Come sociologa per formazione parto sempre da un principio base: dentro o fuori casa, anzitutto, siamo animali sociali e tra i bisogni primari abbiamo quello di appartenenza che, come abbiamo visto anche qui, presuppone la costante ricerca di accettazione da parte dell’ambiente in cui viviamo. Ecco perché noi tendiamo a dare il massimo quando agiamo e ci muoviamo all’interno di quello che Simon Sinek definisce il “Cerchio della Sicurezza”.

Che cos’è il cerchio della sicurezza?

In Ultimo viene il leader Sinek dimostra che “C’è un elemento che accomuna tutte le organizzazioni di maggiore successo, quelle che sbaragliano i competitor in fatto di strategie e di innovazione, quelle più rispettate dentro e fuori dai propri ranghi, quelle con il più alto tasso di fedeltà e il minor tasso di abbandono, quelle capaci di fronteggiare qualunque tempesta, qualunque sfida. Si tratta di organizzazioni in cui i leader forniscono protezione dall’alto e coloro che stanno ai livelli più bassi si sostengono l’un l’altro. È questo ciò permette loro di dare il massimo e di assumersi rischi elevati. E il modo in cui qualunque organizzazione può fare propri questi standard si chiama empatia”.

Sappiamo bene che oggi le organizzazione sono costantemente esposte a pericoli esterni come la concorrenza, le oscillazioni del mercato, le nuove tecnologie, insomma tutta una serie di fattori esterni sui quali non si ha alcun controllo. Spesso, però, dimentichiamo che esistono anche forze interne dalle quali dobbiamo difenderci… come il calo di rendimento, lo stress, la paura di perdere il lavoro, i giudizi dei colleghi, l’ansia di sbagliare, le accuse, le lotte interne. Su questi fattori abbiamo un vantaggio possiamo gestirli e limitarli e anzi, come sostiene Sinek, è un dovere dell’azienda impostare una cultura che li tenga alla larga e creare un luogo protetto, un Cerchio sicuro all’interno del quale le persone si sentano tutelate e sostenute e siano concentrate solo sul far emergere idee e circolare energie positive per fronteggiare i rischi esterni.

Perché cadiamo sempre nel vecchio errore?

Posto che questi principi siano ormai molto chiari i ai più, com’è possibile che ci siano sempre più persone infelici, sempre più aziende dalle quali vogliamo scappare? Troppo spesso, manca il coraggio di essere dei Leader.

Tu nel tuo piccolo, sei un semplice manager o sei un vero leader?

Esattamente come il perché di un’azienda ne detta la vision e ispira le persone e i collaboratori, la declinazione del perché nel modello organizzativo la farà crescere e prosperare.

Che cosa posso fare per stimolare il coraggio e non farmi guidare dalla paura?

Ne parliamo nel prossimo post!

 

 

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