Che cosa significa ballare sotto la pioggia?

Che cosa significa ballare sotto la pioggia?

Che cosa significa ballare sotto la pioggia?

La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia. (M. Gandhi)

Una frase che avrai sicuramente letto tantissime volte in diverse occasioni. Ti sei chiesto quali leve attiva in te? Che cosa pensi esattamente quando la leggi?

Sarà che questo 2019 è stato un anno molto complesso, sarà che si sono susseguiti eventi contrastanti e specie negli ultimi mesi ho sperimentato, mio malgrado, l’impotenza dinnanzi a situazioni più grandi di me, dinnanzi alle rigidità altrui, dinnanzi alla scorrettezza, ai silenzi e agli imbrogli…

Sarà che per anni, prima di incontrare il coaching, ho vissuto nella trappola del controllo, pianificavo, gestivo, organizzavo ogni dettaglio certa che solo così la vita potesse funzionare al meglio…

Sarà che mi capita sempre più spesso di lavorare con coachee che vivono in questa stessa situazione…

Sarà che a fine anno si è più inclini a fare bilanci…

Sia come sia ma oggi vorrei farti riflettere sul ruolo che gioca nella tua vita il controllo. Il controllo di per sé è senza dubbio una risorsa che ben dosata e allenata può diventare una preziosa alleata, un ingrediente imprescindibile della nostra autostima. Chi più chi meno, aspiriamo a raggiungerlo in diversi ambiti, basti pensare al semplice camminare o all’andare in bicicletta, quando siamo in ‘controllo’ siamo di fatto in ‘equilibrio’. Eppure esiste l’altra faccia del controllo. Il controllo talvolta può diventare una trappola.

Quando il controllo diventa una trappola?

Facile!” dirai: “Quando è troppo, è assillante o è rigido!”. Vero, ma il punto cruciale sta a mio avviso da un’altra parte, ovvero, in quanto sforzo ci costa, quante energie sprechiamo in quell’atto di controllare e gestire quello che di fatto è ingestibile, quello che non è controllabile con la sola forza di volontà o il solo impegno. Ovvero quando scivoliamo in quella che gli antichi greci chiamavano hýbris un vero e proprio accecamento mentale che impedisce all'uomo di riconoscere i propri limiti e di commisurare le proprie forze.

Quando di fatto diventiamo ostaggi del controllo stesso, un po’ come il professionista che tende ad alzare sempre di più il livello di performance fino ad arrivare al punto di trovarsi in scacco, attanagliato dagli impegni e dal controllo dei risultati e così stanco da non riuscire più a lavorare bene e a consegnare i progetti. Lavorare senza limiti, non concedersi le giuste alternanze di sonno e veglia, non essere in grado di valutare quanto carico reale di lavoro possiamo gestire è molto pericoloso. E quando tutto questo gli esplode tra le mani si ritrova in burnout.

Come fare per spezzare la dipendenza? Ancora una volta uno spunto interessante ce lo offrono i ‘12 Passi dell’Anonima Alcolisti’. Ne abbiamo parlato qui a proposito dell’ultimo passo, di leadership e degli ambienti sani, stavolta invece partiamo dal primo passo: l’ammissione di impotenza, “Abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte all'alcol (o da qualsiasi altra cosa, ognuno metta ciò che vuole. Ndr.) e che le nostre vite erano divenute incontrollabili”. Sì, perché la prima cosa che possiamo fare per spezzare la dipendenza è arrenderci e posare le armi del controllo. Si tratta di riuscire a mettere a fuoco e diventare consapevoli di quando siamo diventati schiavi di quella forma di controllo, e possiamo farlo solo se riconosciamo di essere in trappola, solo se riconosciamo che da soli non possiamo farcela a spezzare il circolo vizioso. Solo così possiamo uscirne.

Solo così possiamo iniziare a ballare sotto la pioggia abbandonando il pensiero che possiamo, o ancora peggio, che dobbiamo controllare, alias interrompere, alias aspettare che passi, la tempesta.

Anche quando il timone della tua vita è in mano tua, la natura ti offre onde, vento, pioggia, sole e tempesta… che NON puoi controllare.

 

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