Cambiamento: una parola abusata

Cambiamento: una parola abusata

Cambiamento: una parola abusata

Non c’è nulla di più naturale del cambiamento, è intrinseco alla natura e a ogni essere vivente, se non ci fosse cambiamento non ci sarebbe vita, eppure molte volte ci risulta difficile accettarlo. Ci provoca fitte di dolore, di paura, di preoccupazione, o talvolta di ansia e ci ritroviamo a innescare battaglie senza senso purché tale cambiamento non tocchi le nostre vite, purché non si infiltri nella nostra quotidianità sconquassando i piani. E, cosa ancor più significativa, non lo facciamo solo quando il cambiamento porta un peggioramento nel “quadretto del nostro mondo ideale”. Ci ritroviamo spesso a opporre resistenza anche quando siamo consapevoli che sarà sinonimo di svolta e porterà uno slancio in avanti.

Tutto vero. Ma credo anche che il termine cambiamento sia stra-abusato. Va di moda parlare di cambiamento, piace a tutti usarlo come slogan per proiettare un’immagine di sé che sia interessante o per convincersi che si sta facendo tutto ciò che è in proprio potere per essere felici.

Facciamo subito una distinzione tra il cambiamento profondo, quello che implica la crescita personale che porta con sé un lavoro di graduale consapevolezza e intima connessione con noi stessi, e quello che è la semplice risposta a un fattore esterno di crisi. Il secondo a parer mio è una semplice risposta forzata del sistema “natura umana” a qualcosa che non ci piace, ci pesa, ci infastidisce o ci rende tristi. Vi faccio un esempio: se mi ritrovo a “cambiare” costantemente lavoro o partner perché non sono felice o non sto bene e tutte le volte innesco le stesse dinamiche, di fatto non ho innescato nessun “cambiamento”, si è trattato di un semplice “spostamento” da un luogo a un altro o da una relazione a un’altra, senza soffermarmi sulle motivazioni più intrinseche e senza attivare una progressiva conoscenza di me.

E ancora il cambiamento non è neanche adattamento alle situazioni o ai tempi che cambiano. Diciamo piuttosto che tutto questo può essere la scintilla, l’occasione per metterlo in moto.

Che cosa significa cambiare?

Cambiare è viaggio che come prima tappa richiede il conoscersi a fondo, il comprendere come funzioniamo e il perché dei nostri comportamenti. Si tratta di una tappa complessa, obbligata ma anche affascinante.

D’altra parte senza fare amicizia con noi stessi, senza entrare in contatto con il nostro io più autentico e senza trovare il coraggio di liberarci delle limitazioni esterne e del giudizio degli altri, non potremo stabilire i nostri veri obiettivi e pianificare la strada per raggiungerli.

Quello che c’è alla base del cambiamento è un atto di volontà e quello che il più delle volte ci ostacola sono le scuse. Ne ho parlato anche qui.

Ma perché ce le “raccontiamo”? Perché di fatto ricorriamo a questi stratagemmi? Non ci rendiamo conto che così facendo evitiamo il cambiamento e ci auto-sabotiamo?

La risposta sta nel fatto che il cambiamento spesso spaventa. Ci fa proprio paura. Nei momenti in cui la paura del cambiamento ci blocca, in cui il cambiamento coincide con una decisione difficile possiamo ricorrere a due àncore di salvezza, due piccole riflessioni che ci aiutano a riportare un po’ di “leggerezza” e serenità:

  • C’è sempre un'altra scelta, esiste sempre un'altra opzione, quindi se non vedi la via d’uscita, cambia prospettiva, usa la creatività, pensa a testa in giù.
  • Il cambiamento è solo transitorio, dura un attimo. Quella sensazione di perdita di controllo non è negativa, in fondo anche per imparare ad andare in bicicletta o camminare abbiamo per un attimo perso il controllo.

 

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