Storie di lucciole, potenziale e team

Voglio raccontarvi una storia. Conoscete il miracolo delle mangrovie?

“Il professor Smith stava scrutando un isolotto di mangrovie quando, all’improvviso, l’intera chioma dell’agglomerato brillò e poi tutto si fece buio. Poco dopo, come spesso accade, il lampo apparve di nuovo. L’agglomerato di piante brillò ancora e poi tutto tornò buio un’altra volta in tre secondi. Quindi, in un unico attimo al limite dell’incredibile, tutti gli isolotti di mangrovie lungo la sponda del fiume brillarono inaspettatamente all’unisono. Ogni singola pianta su un unico lato del fiume per una lunghezza di 300 metri emetteva un bagliore e si spegneva esattamente nello stesso momento. Quando tornò a casa il dottor Smith scrisse per una rivista scientifica un articolo sulla scoperta delle lucciole sincrone. Il professor Smith però non fu creduto. I colleghi biologi denigrarono la storia, sostenendo che fosse solo frutto della sua fantasia. Perché mai le lucciole maschio avrebbero brillato all’unisono, riducendo in questo modo le probabilità di distinguersi agli occhi di potenziali compagne?

E adesso, grazie alla scienza moderna, sappiamo anche come perché. Di fatto, sembra che questo misterioso comportamento abbia per le lucciole uno scopo evolutivo. Quando le lucciole brillano in modo casuale, la probabilità che una femmina risponda a un maschio nei profondi e bui recessi di una foresta di mangrove e del 3% ma quando le lucciole brillano insieme, la possibilità di risposta delle femmine e dell’82%”.

Team e potenziale

Vi ho raccontato questa storia vera tratta da “Big Potential” di Shawn Anchor per un motivo: sono certa che mentre la leggevi ti sei schierato/a immediatamente dalla parte del biologo.

Ma se ti chiedessi di ipotizzare lo stesso principio parlando di contesti lavorativi? O a proposito del successo?

Quando pongo queste domande in classe nei gruppi di formazione, solitamente le persone hanno due reazioni: sobbalzano, poi cala il silenzio e infine inizia il dibattito. C’è chi sostiene che non si possano paragonare i due contesti, chi invece pensa subito al motivo che spinge negozi dello stesso genere ad aprire nel medesimo quartiere… insomma c’è di tutto.

Questo accade principalmente per un motivo: la scuola prima e la società poi ci insegnano che è molto meglio essere l’unica fonte luminosa in una foresta buia piuttosto che vivere in una foresta di fonti luminose.

 Trascorriamo i primi 25 anni della nostra vita a essere giudicati ed elogiati per i nostri attributi individuali, per il potenziale che abbiamo come singoli e per quello che siamo in grado di conseguire da soli. Mentre per il resto della vita il nostro successo è quasi interamente interconnesso con quello degli altri e molto raramente siamo pronti a farlo.

Conclusioni

Troppo spesso ci dimentichiamo che il principale fattore da cui dipende la capacità di massimizzare le prestazioni di un gruppo, e quindi la qualità del suo prodotto, è la capacità dei membri di raggiungere uno stato di armonia interna tale da consentire a ciascuno di valorizzare appieno il talento degli altri. L’individualismo contribuisce solo ad aumentare drasticamente il livello di stress e priva di connessioni sociali, sonno, attenzione, felicità e salute. Il conseguimento del nostro più alto potenziale non riguarda la sopravvivenza del più adatto in termini assoluti, bensì la sopravvivenza del più adatto in relazione alle diverse situazioni e alle persone coinvolte.

Esattamente come per il professor Smith tutto questo è stato dimostrato scientificamente da numerose ricerche… eppure preferiamo dimenticarcene.