Storie di credenze limitanti e specchi

Conosci la storia dei cani allo specchio?

Una donna vide due cani che in momenti diversi entravano nella medesima stanza e, dopo poco tempo ne uscivano.

Il primo che era entrato, ne uscì scodinzolando con l’aria felice, mentre il secondo ne uscì ringhiando e abbaiando. Per questo, la donna si incuriosì, e decise di entrare nella stanza per vedere cosa ci fosse. Giunta all’interno della stanza, la donna vide che vi erano una miriade di specchi, distribuiti per tutta la stanza.

Capì così che il cane che era entrato con l’umore felice, aveva potuto trovare, specchiandosi, tanti altri cani felici come lui che lo guardavano, ed era uscito soddisfatto. Il cane arrabbiato aveva potuto incrociare solo cani arrabbiati che lo impaurivano e abbaiavano come lui.

Questa storia che la tradizione attribuisce al Buddha è un modo semplice ma molto efficace per metterci davanti a una verità tanto intuibile, quanto spesso dimenticata: quello che vediamo nel mondo intorno a noi è un riflesso di quello che pensiamo e i nostri pensieri, alla lunga, determinano quello che diventiamo.

Ecco perché nel coaching durante i percorsi ci ritroviamo a fare i conti anche con le credenze limitanti o depotenzianti dei nostri clienti. Difficilmente ne siamo immuni.

E se te lo stai chiedendo… beh sappi che questo accade anche nei percorsi legati al lavoro.

Si può diventare immuni alle credenze limitanti?

Qualche giorno fa durante una sessione una persona mi ha chiesto: “Ilenia, esiste un modo per essere immuni alle credenze?”. Io credo che più che di immunità si tratta di smontare queste credenze, di guardarle in faccia, capire da dove arrivano, riflettere sulla loro utilità e poi “costruirne” di nuove.

D’altra parte, non tutte le credenze vengono per nuocere, molte ci servono per favorire i processi decisionali, per interpretare il mondo intorno a noi e fanno il loro lavoro molto bene. Altre, come quelle che hanno a che fare con il rapporto con noi stessi o con gli altri talvolta rivelano più la loro forza negativa, di quella positiva.

A cosa mi riferisco? A convinzioni come: “non sono abbastanza interessante”, “sono solo una persona come tante”, “non ho nulla di speciale”, o peggio “sono uno stupido”, “non troverò mai il lavoro giusto per me”, “gli altri sono più intelligenti di me”, “se dico di no o esprimo il mio disappunto le persone mi allontaneranno”, “se dico di no al lavoro mi farò dei nemici”, e potrei continuare all’infinito…

Ognuno di noi ha le proprie e prima prendiamo coscienza di quali sono le nostre, prima possiamo disinnescarle e attivare un vero cambiamento. Ma come si disinstallare il chip?

Un lavoro di conoscenza di sé e di consapevolezza è il punto di partenza, ma ti lascio un piccolo assaggio con questo esercizio.

Prendi carta e penna e prova a rispondere a queste domande:

  • Che cosa pensi di te stesso?
  • …E degli altri?
  • Chi sono gli altri a cui hai pensato?
  • Quali sono le paure che ti bloccano nella tua relazione con il mondo?
  • Se potessi modificare queste paure, in che cosa le trasformeresti?
  • Quale impatto positivo hanno queste stesse paure?
  • In che modo potresti garantirti questo stesso impatto positivo, senza ricorrere alla paura?

Scrivimi, approfondiamo insieme le risposte!