Sicurezza vs Libertà. Tu che cosa scegli?

Sicurezza vs Libertà. Tu che cosa scegli?

Sicurezza vs Libertà. Tu che cosa scegli?

Spinte contrastanti. Emozioni contrastanti. Scenari contrastanti. Sono solo alcune delle dicotomie all’interno delle quali ci muoviamo e che spesso ci tolgono il fiato.

Di che cosa sto parlando? Della combinazione potente che s’innesca tra la spinta alla standardizzazione, che ci concede sicurezza, e la ricerca di identità, che ci regala libertà, ebrezza, ma anche paura.

Queste spinte  sono le stesse che danno vita a desideri e comportamenti contraddittori… quelli che ci portano da una parte a fare ore e ore di fila per l’apertura di Starbucks a Milano e dall’altra al voler provare sempre più esperienze uniche e personalizzate.

Il sociologo George Ritze ha coniato per primo il termine McDonalizzazione per spiegare l’estrema e pervasiva tendenza alla standardizzazione che caratterizza molti dei nostri comportamenti.

Qualunque sia il motore di questo processo è chiaro che a fare da volano è il risultato che ci portiamo a casa, ovvero il conforto rappresentato dalla prevedibilità e dall’ordine (qui si è certi di ottenere ciò che ci si aspetta), ma anche dalla possibilità di mettere in pausa la sconcertante sequela di novità che invadono la realtà in cui viviamo. Ecco perché talvolta anche i turisti più avventurosi cercano rifugio e “sapore di casa” nei vari Starbucks, McDonald’s, Pizza Hut e via dicendo…

Tutto questo però come potete ben immaginare s’insinua a tutti i livelli della nostra vita, nelle scelte professionali, come in quelle della vita privata, fino ad arrivare alle estreme conseguenze, quando dopo aver fatto tutto per bene (e come suggerisce la standardizzazione) ci si sente in gabbia.

Ritrovare la strada

Sorge quindi spontanea una domanda: meglio adeguarsi allo standard che aliena, ma comunque rassicura, o essere disposti a giocarsi tutto per trovare la propria strada? Personalmente penso che non si tratti di un aut aut, ancora una volta l’opzione migliore sta nella terza via, quella che presuppone una sintesi tra la nostra unicità e il contesto in cui viviamo.

Ultimamente mi sta capitando sempre più spesso di lavorare con coachee che dopo una rapidissima crescita professionale seguendo tutti gli step del “professionista modello” (laurea a pieni voti, master internazionali, rapida scalata in aziende multinazionali, totale dedizione al lavoro) si ritrovano completamente svuotati, senza stimoli, senza più una direzione chiara, con un forte desiderio di mollare tutto ma la dannata paura di non sapere cosa fare perché non più certi di quale sia la propria identità. E anche questo è il risultato della McDonalizzazione che ha colpito molti di noi.

Ti ritrovi in questa descrizione? Uscirne si può si tratta di fare nuovamente amicizia con se stessi. Inizia da qui.

  • Traccia il tuo identikit: quali sono i tuoi bisogni, cosa ti piace, cosa ti disturba, cosa ti irrita, quali sono i tuoi valori, quali i tuoi principi, le passioni, i sogni.
  • Stabilisci obiettivi: e no, non pensare solo alla tua sfera professionale, pensa a tutte le aree della tua vita e scrivi gli obiettivi che vuoi raggiungere nei prossimi sei mesi. (Vale anche imparare a cucinare un pancake! Purché sia qualcosa che desideri per te stessa, o per te stesso, e non per la felicità di altri).
  • Impara a dire di NO: non devi piacere a tutti e soprattutto non puoi piacere a tutti. Quindi se non hai voglia di uscire, se non hai voglia di vedere la suocera: DILLO! Il mondo intorno a te si adatterà o almeno imparerà a tenere conto dei tuoi desideri e dei tuoi bisogni.
  • Smettila di interpretare un ruolo: non guardarmi con quell’espressione, succede di continuo e prima ce ne accorgiamo, prima ricominceremo a vivere la nostra vita.

 Prova a mettere in pratica queste piccole strategie, sono certa che le tue giornate inizieranno a migliorare. Se poi vuoi lavorarci in modo più approfondito e con un aiuto personalizzato, leggi qui.