Sfogo vs Lamentela

Sfogo vs Lamentela

Sfogo vs Lamentela

Vera Verità, voglio scrivere anche io di lamentela! Eccomi!

Quando sento questa parola lamentela penso sempre a Pulcinella che, una mano sulla fronte e l’altra che si agita nell’aria, saltella sul proscenio urlando “Me misero, me infelice!”.

Di cosa parliamo quando affrontiamo questo tema? Che cosa è la lamentela?

Sul vocabolario il termine lamentela è definito come “lamento continuo o ripetuto; espressione di risentimento, di malcontento” e il lamento altro non è che “suono, voce, parola che esprime dolore”.

Dolore. Risentimento.

La lamentela è dunque la deriva improduttiva di un potenzialmente salvifico allarme, che nella sua prima ed episodica condivisione con gli altri è lo sfogo.

Sfogarsi è un diritto

Partiamo dal presupposto che il nostro fine è eliminare la sofferenza e ritornare al primigenio stato di benessere.

Per eliminare la sofferenza devo sapere chi o cosa l’ha causata e come combatterla. Questo spiega perché uno stato di malessere ci porta a individuare una causa, un motivo o, meglio ancora, un responsabile. Ossia individuiamo l’oggetto che verso il quale attuiamo una reazione di difesa.

A livello sociale, condividere significa difendersi in gruppo. Lo sfogo è il primo passo per la chiamata alle armi.

A livello individuale lo sfogo rappresenta il primo passo, certo un po’ rudimentale e poco costruttivo, per prendere coscienza e misurare il nostro malessere.

A livello emotivo concederci il lusso dello sfogo, significa tendere la mano al nostro bambino interiore, concedergli lo spazio per fare i capricci, soprattutto se è sempre così disciplinato e sorridente come ci piace immaginarlo. Significa dichiarare “sto male”, “sono debole” e “non so come affrontare quello che ho di fronte”. Insomma accettare la nostra debolezza per iniziare il viaggio.

Sfogarsi è utile

Sfogarsi ha due funzioni principali: dichiarare la nostra debolezza al mondo e raccogliere solidarietà e comprensione.

Infatti lo sfogo è sempre accompagnato da un carico emotivo importante e smuove sentimenti di compassione. È, per questo, un atto fortemente empatico e capace di creare sinergie inattese.

Quando lo sfogo non è temporalmente circoscritto e diventa lamentela, ossia sfogo ripetuto con crescente livello di intensità nel lungo periodo. Il nostro compito è quello di riuscire a trasformare le energie emotive in gioco in analisi e in azione, così potremo cambiare noi stessi e, chissà, forse anche il mondo!

Sfogarsi è (può essere) il primo passo per cambiare

Quali sono le strategie da adottare per sfruttare il potenziale dello sfogo e non avviare la fase lamentela?

Usiamo lo sfogo (breve e intenso in un tempo circoscritto) per “svuotare” la nostra dolorosa sovraeccitazione. Appena la tensione emotiva si sarà allentata proviamo ad analizzare cosa c’è all’origine del nostro malessere e della nostra reazione. Appena il quadro sarà chiaro immaginiamo un piano di azione, partendo da piccole decisioni facilmente concretizzabili.

La lamentela, anche quando si tratta di un singolo episodio, è un rito sociale, per questo man mano che progrediamo nel nostro percorso dovremmo condividere i nostri pensieri, le nostre risoluzioni e i nostri progressi con chi ha accolto e condiviso il nostro sfogo. Saremo così in grado di trasformare fragili alleanze di lamentela in stabili rapporti di crescita e miglioramento.

La ricetta ha per ingredienti la consapevolezza, l’assunzione di responsabilità e l’azione.

Quanta saggezza, vero?

Tutte queste parole per arrivare a ribadire che, come in ogni cosa, la ragione sta nella misura. Sfogarsi quando occorre, evitando le trappole della lamentela.

Detto questo, sappi che non rinuncerò a quelle nostre telefonate che iniziano con: “Pronto! Sappi che oggi voglio lamentarmi un po’…”, detto da me o detto da te.

A risentirci!

Anche oggi

Tutta la Vera Verità per la Vera Verità