Quanto il phubbing ha inquinato le tue vacanze?

Quanto il phubbing ha inquinato le tue vacanze?

Quanto il phubbing ha inquinato le tue vacanze?

Proprio ieri in spiaggia ho assistito a due discussioni per via del phubbing, una coppia sugli scogli e una al bar durante l’ora dell’aperitivo.

Che cos’è il phubbing? Se non l’avete praticato l’avrete subito o magari entrambe le cose. Va bene, smetto di tergiversare e arrivo al punto. Il termine è recente, risale al 2013, nasce dall’unione di due termini “phone” (telefono) e “snubbing” (snobbare) e sta a indicare l’atteggiamento decisamente antipatico di smettere di considerare il nostro interlocutore per controllare compulsivamente lo smartphone. Chi più chi meno ci siamo cascati un po’ tutti, il vero problema nasce quando, pur non ammettendolo, la situazione degenera e i device diventano un ostacolo o un motivo di conflitto con chi abbiamo intorno che finisce per sentirsi trascurato, non ascoltato o non sufficientemente interessante.

Insomma il phubbing inquina le relazioni che subiscono un’invasione di campo da parte di un terzo incomodo che ruba la scena e distrae. Basta guardarsi intorno in un ristorante o in qualsiasi luogo per notare quanto spesso le persone pur stando insieme fisicamente, sedute allo stesso tavolo, sul divano o peggio ancora nello stesso letto, siano in realtà molto lontane le une dalle altre, proiettate in mondi completamente paralleli che, spesso, non offrono neanche spazi o argomenti di confronto e dialogo. Per non parlare di quando a farne le spese sono i figli, completamente abbandonati a se stessi.

Al di là delle riflessioni che possiamo fare sulla tecnologia e su quanto questa abbia migliorato o peggiorato le nostre vite, il problema vero che emerge è l’incapacità di vivere l’esperienza e di stare appieno nel momento, senza doversi necessariamente distrarre per condividerlo con altri o peggio per contrastare una nuova ansia sociale Fomo, fear of missing out, la paura di essere tagliati fuori.

Come liberarsi del phubbing?

Naturalmente possiamo disinnescare questo meccanismo limitante e riappropriarci del nostro tempo, seguendo 3 semplici passi.

Passo 1

Innanzitutto cerchiamo di capire quanto uso facciamo del nostro smartphone e quanto ne siamo dipendenti, per essere davvero oggettivi basta scaricare un’App che ci permetta di monitorare il tempo che passiamo sul nostro dispositivo.

Ve ne suggerisco alcune: Moment, Checky o RealizD.

Passo 2

Stabiliamo un obiettivo realistico e un relativo premio di cui godere una volta raggiunto. È  bene chiedersi di quanto vogliamo ridurre la nostra permanenza sullo smartphone. Se il nostro obiettivo finale è quello di non passare più di due ore davanti allo schermo del nostro telefonino, iniziamo con lo stabilire uno step intermedio di quattro ore. Una volta raggiunto questo micro obiettivo, riduciamo progressivamente di mezz’ora.

Passo 3

Entriamo nel vivo del “come” fare. Catherine Price in "Come disintossicarti dal tuo cellulare. Programma detox in 4 settimane" suggerisce alcuni accorgimenti:

  1. cancellare le App dei social dal proprio telefono e controllarli solo da pc;
  2. disattivare le notifiche (email, whatsapp, social etc. etc.);
  3. stabilire luoghi e momenti no smartphone (per esempio potreste decidere di non portarlo in camera da letto) o non utilizzarlo dalle 21 in avanti;
  4. allenarsi alla separazione, imparando a uscire senza cellulare. Avvisate i vostri cari, così da non generarvi ansia, spegnetelo e dedicatevi del tempo in chiave digital detox.