Perfezionismo e to do list: chi decide cosa fare?

Non si sceglie consapevolmente di essere perfezionisti, si scivola in questa gabbia giorno dopo giorno, un passo per volta, ma con la consapevolezza se ne esce.

Le derive di questa gabbia sono innumerevoli, una di queste è la sindrome dell’impostore che porta a pensare che chi vi circonda è decisamente più intelligente e capace di voi, semplicemente voi siete dei bravi bugiardi capaci di nascondere e camuffare i vostri punti deboli… ma che prima o poi verrete scoperti e smascherati. Come diceva Mike Myers: “Sto aspettando ancora che i Nas del talento, prima o poi, vengono ad arrestarmi”.

Chi soffre di tale sindrome tende a vivere in costante stato di ansia generato dal bisogno di riuscire a vivere sotto copertura per non essere scoperto. Non solo, una delle tecniche che attiva è quella di mettere in campo uno sforzo straordinario, necessario per nascondere la sua inettitudine.

I perfezionisti tendono a voler fare tutto nei tempi perfetti e in modo eccessivamente curato, naturalmente non parlo del sano e corretto “farsi il mazzo” per ottenere i risultati. Questo è normale e necessario, bensì parlo dell’essere ossessionati da ogni aspetto di un progetto o di una presentazione anche quelli poco importanti. O del bisogno di studiare, e ristudiare il materiale che conoscete a memoria; o del tentativo di prevedere ogni mossa o ogni parola del vostro interlocutore.

Tutti comportamenti causati dalla convinzione che il “successo” è direttamente proporzionale a uno sforzo oltre misura, l’unico accettabile. Inutile dire quanto questa convinzione spalanchi le porte allo stakanovismo come unico stile di vita accettabile. Un loop pericoloso, specie quando la perfezione si trasforma in un obiettivo fine a sé stesso.

In quei momenti si diventa schiavi del fare, dello spuntare to do list. Eppure, arriva un punto in cui ci si rende conto che non basta e non si sa più cosa fare e come farlo per alzare l’asticella.

Quindi, cari amici perfezionisti e amanti delle to do list spuntate, ricordate: anche questa attività che vi dona grande piacere ha un lato oscuro e pericoloso.

Non basta essere impegnati

Se da una parte la lista di cose da fare è utile perché permette di avere una visione chiara e di non dimenticare le attività, dall’altra dobbiamo stare attenti a non farci tiranneggiare da queste stesse attività finendo per occuparci di cose banali e prive di importanza solo perché sono nel nostro elenco.

I perfezionisti agiscono puntando a fare tutto, le persone di successo agiscono sempre con un chiaro senso delle priorità.

Gli elenchi di cose da fare tendono a essere lunghi, le liste del successo sono brevi. Nel libro “Una cosa sola”, Gary W. Keller e Jay Papasan dimostrano che: “I primi vi spingono in tutte le direzioni, le altre vi indirizzano da una parte sola. I primi sono un’accozzaglia di termini disordinati, le altre una direttiva organizzata. Se il vostro elenco contiene tutto, probabilmente vi porterà ovunque, tranne dove volete andare per davvero”.

D’altro canto, come ci insegna la regola di Pareto 80 20 una minoranza di cause, impulsi impegni conduce a una maggioranza di effetti, risultati o ricompense. Sta quindi a noi fare un passaggio importante e prendere coscienza che non tutto riveste la stessa importanza.

Quattro step per non essere schiavi della to do list

Partite dall’elenco più lungo che volete, ma ponetevi nelle condizioni mentali di passare da lì fino a pochi fondamentali e non fermatevi prima di arrivare all’uno essenziale. L’uno imperativo. L’unica cosa che conta”. Lo so può suonare brutale, eppure quando si inizia a guardare la lista delle cose da fare con questa prospettiva, ci si accorge che tra le tante ce n’è una davvero importantissima alla quale dedicarsi.

Interiorizzare questo concetto e come avere una bacchetta magica che aiuta a scoprire che cosa conta di più. E come suggeriscono Keller e Papasan questi quattro passaggi vi aiuteranno:

Riducetevi. Concentratevi sull’essere produttivi, fate in modo che a guidare la vostra giornata sia quello che conta davvero non quello che dovete fare.

Siate estremi. Una volta individuato quello che conta davvero, spacchettate le attività e continuate a chiedervi che cosa importa di più, qual è la prima azione da fare e andate avanti finché vi resterà una cosa soltanto. Fatto? Bene, quell’elemento prenderà il primo posto nella vostra lista del successo.

Dite di no. Che diciate più tardi, oppure mai, il punto è dire non ora a qualunque altra cosa potreste fare finché non avete terminato il lavoro più importante.

Non fatevi intrappolare nel gioco della spunta. Non possiamo cadere vittima del principio che tutto va fatto, che spuntare l’elenco è la via del successo. Il gioco della spunta non ha vincitori, solo vinti.

Ricordate, non è necessario essere perfetti su tutto e non basta neanche essere impegnati, lo sono anche le formiche.