Perché non so più chi sono?

Qualche mese fa ho iniziato un percorso di coaching con una persona che ha esordito così: “Sono un caso disperato, sono una donna adulta – eppure – in cuor mio mi sento costantemente come un’adolescente. Perché non so più chi sono e che cosa devo fare della mia vita!”.

Sebbene sulla carta fosse tutto in ordine: una carriera avviata, una bella famiglia, amici, la casa dei suoi sogni in un Paese che ama e tanti interessi, il senso di confusione regnava sovrano in ogni ambito… dal lavoro, alle decisioni personali e relazionali.

Le parole scelte con cura, il tono della voce e ogni suo piccolo gesto lasciavano trasparire la frustrazione in cui era scivolata giorno dopo giorno. Intorno a sé vedeva macerie, sebbene tutti vedessero bellezza e scintillio.

Come ho fatto ad arrivare a questo punto?”, si ripeteva in continuazione.

Ines, la chiameremo così, era di fatto alla deriva, non sapeva più chi fosse e si era ritrovata così “pur facendo tutto perfettamente”, facendo sempre la scelta giusta al momento giusto, tanto da essere motivo di orgoglio per tutta la sua famiglia, ma anche per i suoi insegnanti prima, e i suoi capi poi.

Era sempre stata la classica brava bambina, giudiziosa, ubbidiente, educata, molto studiosa e, cosa che la spaventava moltissimo, da lei tutti si aspettavano grandi risultati, erano certi che sarebbe diventata famosa.

Insomma… Ines aveva vissuto i primi 34 anni di vita rendendo felici e orgogliosi tutti. Sì proprio tutti, tranne lei. Evidentemente.

Come si crea il cortocircuito?

Le storie come quella di Ines hanno tutte un denominatore comune: l’approvazione altrui come unico nutrimento. Parliamo di quella stessa approvazione che prima ci rende felici e ci dà adrenalina e poi diventa una gabbia pericolosissima e che alla lunga porta a dirsi: “non so più chi sono!”.

Le brave bambine, i bravi bambini, i bravi ragazzi e le brave ragazze godono dell’effetto piacevole che arriva dal soddisfare le aspettative degli altri, d’altra parte sapere che gli altri ci stimano e sono felici dei nostri risultati ci rende felici, ci fa sentire orgogliosi di noi stessi.

Peccato però che tutto questo, alla lunga e se non supportato da una profonda conoscenza di sé e da una corretta autostima, genera un grande disequilibrio, ci porta di fatto alla deriva.

Essere sempre all’altezza delle aspettative altrui ci spinge ad allenare una competenza importantissima: capire che cosa vogliono gli altri da noi e poi realizzare quel sogno.

Ci fa di fatto salire sulla ruota del criceto e ci obbliga ad andare sempre più veloce per raggiungere sempre nuovi obiettivi, senza darci il tempo di capire che cosa desideriamo davvero, finché un giorno all’improvviso la ruota si inceppa, cado e scopro che c’è un mondo al di fuori della ruota, ma non so muovermi.

Scopro all’improvviso di essere lontano da me, anzi scopro che non so neanche chi sono.

Come si ritrova la strada per scoprire chi siamo?

Inizia così il viaggio di conoscenza di sé, di ascolto vero ed equilibrato in cui si ridimensiona l’altro, ci si ricollega con se stessi, si costruiscono pezzo dopo pezzo le proprie fondamenta e la propria casa.

Si tratta di un percorso talvolta complesso e faticoso, ma di fatto si riduce a una scelta: vuoi rimanere alla deriva o vuoi darti una chance per essere felice?

 

Su questo e su molti altri aspetti possiamo lavorare insieme!