Pensieri rumorosi e avvocati del diavolo

Pensieri rumorosi e avvocati del diavolo

Pensieri rumorosi e avvocati del diavolo

Cara Ilenia,

Eccoci qui! Ancora noi! Per continuare su tastiera quel flusso di scambi continui di idee, progetti e scemenze (anche quelle!) che è un fiume in piena ormai da parecchio tempo.

Ci siamo conosciute al master per Coach e del primo giorno ricordo la tua presentazione, il tuo lavoro, la voglia di cambiamento, il tono scanzonato e risolto con il quale hai accennato al divorzio e la gravosa serietà della passione per Valentino Rossi. Insomma eri una compagna curiosa.

La connessione vera si è creata un paio di lezioni più tardi, quando hai iniziato a disturbarmi con i tuoi pensieri che mi ronzavano nella testa. Eri seduta la fila dietro la mia, di solito in poltrona. Mi hai strappato un sorriso e ti ho detto: “Ehi! Stai pensando troppo rumorosamente!”. Sorridendo divertita e ironica hai risposto: “Anche tu!”

Non ci siamo mai sedute vicine al master ma non ci siamo più liberate l’una dell’altra. Da quel momento sei diventata Vera Verità! E pure io sono diventata Vera Verità!

Bello capirsi al volo! Bello riconoscere il mondo attraverso la lente dello stesso sguardo caustico e analitico, bello condividere la severa propensione al lavoro e alla logica. 

Bello in seguito scoprire le differenze. Non temere, mia riservatissima compagna di viaggio: non scriverò della nostra amicizia, che è un affare piuttosto privato.

Ti scrivo perché ancora una volta hai iniziato a “ronzare” nella mia testa: sono rimasta colpita da post che hai scritto nell’anti-blog “E noi quanto giudichiamo gli altri?” Già, quanto giudichiamo? E soprattutto in base a quale metro.

Il concetto della relatività del modello di felicità è alla base del nostro lavoro di coach. Come dire “ad ognuno il suo”, che è un po’ quello che si esprime nel nome che hai scelto per definire la tua natura, l’identity coach.

Nel tuo articolo concludi con il paragrafo CHI MERITA CHE COSA. Non posso che essere in completa sintonia con quello che dici: il cambiamento si attiva solo quando si riesce a percepire un effettivo beneficio che ne deriverà.

Tutti noi siamo limitati dalle aspettative che gli altri hanno su di noi. Chi ci ama desidera il nostro bene. Dal suo punto di vista. E noi? Quale tipo di aspettative abbiamo nei confronti di chi amiamo? Quanto può essere coercitivo il nostro aiuto per qualcuno?

Alcuni anni fa un’amica raccontò i suoi guai, una situazione angosciante: era coperta dai debiti, senza un lavoro fisso e senza un’entrata regolare. Ogni volta che la incontravo i suoi racconti erano per me un fardello quasi insostenibile. Come poteva vivere serenamente assediata dalle ingiunzioni, dai debiti e dagli avvocati?

Mi attivai e, tramite amici di amici, nel giro di poco più di un mese arrivò l’assunzione a tempo indeterminato e uno stipendio che entrava ogni mese e che bastava appena a tappare le falle.

Ecco! Avevo messo le cose “a posto”, lei aveva un posto fisso e il datore di lavoro una brava dipendente.

Di questo ero sicura, avevo lavorato con lei, sapevo quanto era instancabile e poco pretenziosa. In realtà si tratto per tutti di un’esperienza disastrosa. La mia amica si rivelò assolutamente inadatta alla semplice attività di ufficio che doveva svolgere. Il datore di lavoro si mostrò insoddisfatto e rimpianse di aver accolto i suggerimenti.

Cosa era successo? Avevo ascoltato solo il mio disagio non ero stata capace di capire la sua leggerezza e la sua disponibilità verso il mondo. Avevo applicato il mio metro di serenità per risolvere una situazione che solo nella mia percezione doveva essere risolta.

Cosa accadde dopo?

La mia amica tornò ai suoi lavori precari, alternando attività di ufficio e a lavori di pulizie per pochi euro all’ora. Continuò ad affrontare una dopo l’altra le mille beghe economiche che aveva.

Eppure era felice (con una versione tutta sua della felicità che non ero in grado di capire ma che dovevo imparare a cogliere). L’ascolto attivo è prima di ogni altra cosa rispetto.

Avevo ricevuto una grande lezione: non è possibile aiutare qualcuno se non chiede aiuto, ogni individuo deve trovare le sue risoluzioni.

Per questo, il post mi ha molto colpito. È fondamentale per un coach analizzare le situazioni da tutti i punti di vista, distinguere e riconoscere le proprie credenze limitanti, essere empatici e distinguere tra se stessi e chi si ha di fronte.

Ben venga la sperimentazione di prospettive differenti: uno strumento potentissimo per promuovere il cambiamento felice.

Per questo, Vera Verità, è così prezioso confrontarsi ogni giorno: offrire l’una all’altra la prospettiva inedita che non avevamo intravisto, quando è per una risata che si arricchisce di ironia caustica e quando ci si sente fragili per trovare la forza.

Questo suoni pure come una minaccia… Scriverò ancora!

In fede

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