Le frasi che non si devono dire (in nessun caso!)
Trattare con gli altri non è facile e spesso cadiamo in trappole dannose per noi e le nostre relazioni, personali e professionali. Di cosa sto parlando? Semplicemente di parole e frasi che innescano conflitti e scontri con coloro che abbiamo intorno e lo fanno a prescindere dalle buone intenzioni che avevamo quando le abbiamo pronunciate.
Partiamo da un principio basilare: al lavoro, a casa con gli amici, i figli o i parenti, le critiche non servono mai. La critica non fa altro che spingere l’altro, chiunque esso sia, a mettersi sulla difensiva e a cercare immediatamente una giustificazione, inoltre ferisce nell’orgoglio, fa sentire impotenti e di conseguenza suscita risentimento. D’altra parte come insegna lo psicologo Hans Seley: “Siamo tanto smaniosi di approvazione, quanto timorosi di critiche”. E Dale Carnage nel suo “Come trattare gli altri e farseli amici” parte da questo assunto per spiegare quanto la critica torna sempre da dov’era partita, come un piccione viaggiatore, e questo perché coloro che cerchiamo di correggere o di condannare si difendono in tutti i modi, o peggio, messi alle strette, possono concederci al massimo un “non saprei come fare di meglio”.
Ne parlavamo anche nel post della scorsa settimana, nessuno di noi è una creatura puramente governata dalla logica, siamo intrisi di passioni, pregiudizi e vanità, così come orgoglio ed emozioni. Ecco perché il primo passo è il capire l’altro, capire il perché agisce in un dato modo e farlo senza giudicare, senza recriminare e senza condannare.
Per conquistare la fiducia altrui Dale Carnage teorizza otto principi base:
- Rinnova gli schemi mentali, pensa in modo nuovo e aperto.
- Costruisci amicizie e rapporti solidi.
- Aumenta la tua popolarità e l’affetto intorno a te.
- Mostra agli altri i benefici del condividere il tuo pensiero.
- Aumenta la capacità di comunicazione.
- Accogli le proteste, evita le discussioni, rendi gradevoli i tuoi rapporti sociali.
- Diventa un buon parlatore e un piacevole conversatore.
- Suscita entusiasmo intorno a te.
Questo, a parer mio, significa prima di tutto evitare il terreno minato delle otto frasi più pericolose.
- “Abbiamo sempre fatto così”: ricca di pregiudizio, questa frase chiude le porte a qualsiasi confronto e soprattutto al miglioramento. D’altra parte non possiamo pensare di cambiare le cose continuando a fare ciò che abbiamo sempre fatto.
- “Non ce la faremo mai”: innestare ansia sul lavoro o davanti a questioni di ordine pratico, sminuisce le risorse, rallenta il processo.
- “È tutta colpa tua!”. Si commenta da sola…
- “Ho fatto il lavoro al posto tuo. Tu dove eri?”. Le persone è bene che si sentano responsabilizzate, coinvolte e non costrette a fare le cose.
- “Tu fai sempre…/Mai una volta…”. Le generalizzazioni mettono l’accento sulla persona e non sulle situazioni specifiche e vengono vissute come esagerazioni che non spingono a una riflessione, ma solo a una difesa serrata.
- “Fai come ti dico altrimenti…”. La minaccia è ancor meno utile della critica.
- “Stai facendo un dramma per nulla”. Anche qui il livello di giudizio è estremamente alto e riduce a zero l’empatia nei confronti degli altri.
- “Ho sentito dire che…”. Insinua insicurezza, dubbio e quindi paura, immediata fuga e difesa.
Per ottenere ciò che vogliamo dal nostro interlocutore è indispensabile fare in modo che lui voglia esattamente quello che vogliamo noi.
E noi cosa vogliamo? Cosa desideriamo fortemente?
Il filosofo americano John Dewey lo sintetizza con un bisogno fondamentale: il desiderio di sentirsi importanti.