Come vivi l’attesa? Sei capace di aspettare?

Come vivi l’attesa? Sei capace di aspettare?

Come vivi l’attesa? Sei capace di aspettare?

Mandi una mail, scrivi un whatsapp, fai una telefonata… e dall’altra parte… Silenzi.
O, nella migliore delle ipotesi, risposte vaghe:
Ti faccio sapere.
Ti aggiorno.
A breve ti darò un riscontro.
Ci sto lavorando.
Aspetto anch’io una risposta.
Non dipende da me.
etc…
etc…

Ma potrei sicuramente continuare all’infinito con le frasi che ti mettono nel ‘decanter dell’attesa’ e ti lasciano lì a macerare tra i dubbi e a nuotare tra le domande. Per non parlare di tutte quelle situazioni che portano con sé la preoccupazione per un esito, un risultato o qualcosa da cui dipenderà parte della propria vita.

Insomma è capitato a tutti di sentirsi appesi, aspettando di risposte che non arrivano o tardano ad arrivare. E quel nodo allo stomaco ha molto spesso il potere di tenerci in scacco e di non permetterci di vivere il presente: toglie la concentrazione, toglie il sonno, toglie l’efficacia.

Per una serie di strani eventi concatenati o, come direbbe qualcuno, per via di una strana congiunzione astrale, la mia estate 2019 ha avuto questo sapore acre dell’attesa: di risposte e di soluzioni a questioni irrisolte, ma anche di domande sul futuro. Non vi nascondo che per me, donna del fare, è ogni volta una grandissima prova trovarmi costretta a stare ferma, senza poter fare altro che attendere, è snervante.

Tre modi per vivere meglio l’attesa

Mi sono ritrovata spesso a riflettere sul concetto dell’attesa e su quanto mi sentissi schiava delle emozioni generate dall’attesa stessa più che delle singole situazioni in sé.

Dopo una prima fase davvero stressante, ho pensato di adottare il mio solito approccio pragmatico per trovare un modo per affrontare la fase ‘decanter’, ho fatto molte ricerche e ho letto molto sull’argomento, ma non è servito a nulla. Anzi più mi accanivo e più mi stressavo. Così, un giorno, dopo aver camminato a lungo, ho capito che potevo fare solo due cose: accettare che in quel momento non potevo fare nulla di concreto, e iniziare a fare l’unica cosa che, invece, era in mio potere, ovvero smettere di pensare.

Ho iniziato così a vivere il day by day impegnandomi a distogliere l’attenzione dai miei problemi. Tre le modalità che mi hanno aiutato e che tutt’oggi utilizzo.

  • Interrompere il pensiero: quando arriva la riflessione negativa, mi obbligo a fermarmi, faccio un respiro profondo e distolgo l’attenzione pensando a qualcosa di bello e di divertente.
  • Cambiare il finale: per ogni finale negativo che appare nella mia mente ne disegno uno positivo e quando lo faccio mi soffermo alla ricerca di dettagli che possano popolare la mia realtà così da inseguire il pensiero e distrarmi.
  • Spostare l’attenzione, se mi accorgo che subentrano sintomi fisici (mal di pancia, insonnia etc) li accolgo e poi mi chiedo che: “Che cosa posso fare per distrarmi?”, “Che cosa mi farebbe stare meglio?”. E poi torno al punto uno.

Ho capito che con questi piccoli trucchi mi stacco dal fare, entro nel sentire e ritrovo l’equilibrio per non rimanere imbrigliata nelle emozioni.

La maggior parte di noi, soprattutto nei momenti difficili, vive pensando e preoccupandosi di quello che accadrà nel futuro e lo fa esasperando questo atteggiamento al punto da non riuscire più a viversi serenamente il presente.

E tu come vivi l’attesa?