Come reagisci quando il tuo team sbaglia?

Come reagisci quando il tuo team sbaglia?

Come reagisci quando il tuo team sbaglia?

Di recente mi è capitato di lavorare con due persone dai profili professionali per certi aspetti vicini, per altri diametralmente distanti, ma non inconciliabili: un manager spesso irritato dai modi e dall’operato del proprio team e un dipendente frustrato per via delle dinamiche aziendali e del rapporto con il capo. E nel riflettere sull’apparente inconciliabilità dei punti di vista che crea e nutre questi circoli viziosi, ho trovato una via d’uscita in Seth Godin. Sì proprio lui, il padre del permission marketing digitale. Ora voi vi starete chiedendo che c’azzecca Godin con le dinamiche professionali o con la leadership. E la risposta è: tantissimo. Più di quanto voi possiate immaginare.

Coordinare uno staff e dirigere un’azienda non sono certo cose facili… come del resto non lo è eseguire compiti che non sempre si condividono. Per quanto a livello teorico il dualismo tra le parti di uno stesso team non dovrebbe esistere, le dinamiche quotidiane fanno sì che accada e che ognuna delle parti si senta spesso un passo avanti rispetto all’altra e detentrice della capacità assoluta di vedere le cose dalla giusta prospettiva. E questo avviene un po’ per cultura, un po’ per l’antica passione per la lamentela e un po’ perché è naturale che il punto di vista “dell’altro” sia intriso di spirito critico. Vero anche, però, che quando tutto questo viene incanalato in un dialogo empatico e costruttivo, l’interscambio diventa arricchente.

Godin nel suo ultimo libro Questo è il Marketing dimostra quanto oggi il marketing efficace si basi su empatia e fiducia. Lo sfruttamento utilitaristico delle masse non funziona più. “Il marketing - spiega Godin - ha molto poco a che fare con l’alzare la voce, il cercare di convincere con insistenza o con coercizione. È l’opportunità di servire. È alla ricerca di volontari non di vittime. Il marketing è l’atto generoso di aiutare gli altri a diventare ciò che cercano di diventare”. E ancora: “Tutto è marketing. Anche il coordinamento di un team o la comunicazione con il tuo staff".

Che cambiamento vuoi portare nel tuo team?

Il modo di vendere i prodotti e di fare marketing è cambiato, questo perché è cambiato il modo in cui le persone rispondono agli input che ricevono dall’esterno.

Ma le persone non sono solo clienti: sono anche i nostri figli, sono i nostri amici, i genitori, i collaboratori, i dipendenti e funzionano sempre nello stesso modo, in qualunque ambito della loro vita.

Se urlare, sbraitare, minacciare non aiuta a vendere perché oggi ci sono ancora tantissimi capi che pensano che possa funzionare per guidare un team e ottenere il meglio dalle persone? Perché ancora troppo spesso si fa coincidere l’autorità con l’autorevolezza?

Il marketing è la nostra ricerca per realizzare il cambiamento per conto di coloro che serviamo e lo facciamo capendo le forze irrazionali che guidano ognuno di noi”. Stesso principio vale per la leadership.

Va pertanto da sé che l’approccio sanzionatorio non può funzionare, mette le persone sulla difensiva, crea ansia, induce costantemente all’errore e, cosa ancor più grave, spinge le persone ad associare il cambiamento a una minaccia e non a un’occasione migliorativa. Solo una vision potente e comune che ispiri le persone al punto da avere ogni giorno un motivo per alzarsi e andare a lavorare può mettere in moto processi costruttivi e di cambiamento.

La domanda guida, nel marketing come nella leadership, è sempre la stessa: quello che faccio/propongo a chi serve? Domanda che ha in sé un potere impercettibile e al tempo stesso immenso, ovvero la capacità di imprimere una svolta al prodotto che realizzate, alla storia che raccontate e quindi, in ultima analisi, all’input che date al vostro team.

 

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