Coerenza: un pregio o una trappola?

Coerenza: un pregio o una trappola?

Coerenza: un pregio o una trappola?

“Sei diventata incoerente!”. Questa critica da un certo punto in avanti della mia vita mi è stata rivolta parecchie volte e ammetto che a lungo ne ho sofferto… non tanto per la critica in sé, che ci può stare, ma perché non riuscivo a mettere nella giusta prospettiva il significato di quelle parole e di conseguenza il perché le persone, a volte, mi percepissero così.

Se digiti in Google la frase “Che cosa significa coerenza” la prima voce che compare nel feed dei risultati di ricerca è quella del dizionario, he recita così: “intima connessione e interdipendenza tra le parti”.

Un concetto che il senso comune, un po’ come avviene nel gioco del telefono senza fili, ha trasformato magicamente in una vera e propria gabbia in nome della quale la rigidità diventa una virtù. Una sorta di alibi che ci permette di giustificare la scarsa propensione al cambiamento. Tipicamente avviene con quelle persone che pur consapevoli di sbagliare, non sono disposte a mettere in discussione le proprie opinioni o a cambiare idea. Quante volte hai sentito farsi come “sbaglierò, ma almeno sono coerente”, “se penso una cosa la faccio”, “agisco come ho sempre fatto in queste situazioni”, “io quantomeno sono coerente”, o ancora “è una questione di principio”… ecco questa non è coerenza, o meglio, questa è quella che Emerson definisce “sciocca coerenza”. Si tratta semplicemente di un equivoco che mette i più nella condizione di confondere la coerenza con la rigidità; costoro non riescono a cambiare idea, se lo facessero si sentirebbero violati… come se perdessero una parte della propria identità, senza rendersi conto che è proprio in nome di quella coerenza che perdono un pezzo di sé.

Che cos’è la coerenza

La coerenza, infatti, ha più a che fare con la nostra integrità, intesa come aderenza al nostro sistema valoriale, a quello che nel coaching si definisce il manifesto dei valori.

Prova a chiederti:

- Quali sono i tuoi valori guida?

- Quanto rispetti i tuoi valori nelle diverse aree della tua vita (casa, relazioni, lavoro, te stessa/o, tempo libero)?

- Che cosa puoi fare concretamente da oggi in poi in ogni area della tua vita per ristabilire un migliore livello di integrità?

Capisci anche tu quanto questa prospettiva porti con sé la necessità di cambiare idea o comportamento ogni qual volta sia necessario, affinché si riesca a essere interconnessi con la realtà e avere una propria identità.

Prendere atto di un errore o della necessità di cambiare in corsa un progetto già definito per raggiungere un obiettivo, di vita personale o professionale, è la forma più alta di coerenza che possiamo vivere.

Le trappole della coerenza

La coerenza è l’ultimo rifugio delle persone prive di immaginazione”, così recita un famoso aforisma di Oscar Wilde che ho condiviso lunedì qui e qui. L’ho scelto non perché fossi nel mood acido di un pessimo lunedì, ma perché appena l’ho letto ho pensato che riassumesse molto bene due trappole della coerenza citate da Cialdini in “Le armi della persuasione”.

Il primo ha a che fare con la difficoltà di prendere alcune decisioni. Una ricerca di due psicologi canadesi ha messo in luce che gli scommettitori all’ippodromo appena fatta la puntata sono molto più fiduciosi nelle possibilità di vittoria del cavallo scelto. Un comportamento all’apparenza curioso, ma che si spiega con il nostro bisogno connaturato, e quasi ossessivo, di essere e di apparire coerenti con le decisioni prese. Hai presente quel monologo estenuante che talvolta fai davanti agli amici per argomentare il perché delle tue decisioni? Ecco, una volta presa una posizione, il bisogno di coerenza - anzi sciocca coerenza, per dirla alla Emerson - spinge ad allineare convinzioni e impressioni con ciò che si è fatto.

Il secondo è riconducibile alle forme di risposta automatiche. Nella nostra cultura la coerenza è molto apprezzata permette di muoverci in maniera produttiva e ragionevole. Proprio questi vantaggi però, sebbene offrano una scorciatoia, uno schema di pensiero semplificato che alleggerisce il cervello dalla fatica di prendere decisioni e fare valutazioni, lo espongono al contempo all’abitudine di mantenere la coerenza in maniera automatica, anche in situazioni dove sarebbe meglio non farlo. In particolare quando abbandonare la coerenza delle risposte automatiche comporta misurarci con conseguenze spiacevoli o con verità che non vorremmo vedere. La coerenza, proprio per il suo automatismo, diventa un confortevole rifugio per sfuggire alle fastidiose consapevolezze.

Asserragliati nelle solide mura di una rigida coerenza, possiamo stare al sicuro dagli assedi della ragione” (Cialdini).

A te la scelta.

 

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