Chi sono gli ‘altri’?

Chi sono gli ‘altri’?

Chi sono gli ‘altri’?

Ogni volta che chiedo ai miei coachee di dare un volto e un nome ai famosi “altri” che popolano le loro vite e animano i loro racconti, difficilmente la lista si compone di figure positive.

Gli altri sono i mostri cattivi, gli antagonisti principali delle nostre storie: i capi insopportabili, i colleghi egoisti e quelli non collaborativi, i parenti invadenti, i falsi amici e i partner che meritano di essere cestinati. O in alternativa gli irraggiungibili, quelli che ce la fanno, quelli più capaci di noi, o più furbi di noi.

Ti sei mai chiesto perché succede questo? Io sì, e sono giunta a una conclusione: gli altri in senso stretto non esistono.

Non ci credi? Facciamo un gioco.

Perché gli ‘altri’ di cui tanto ti lamenti giocano un ruolo negativo nella tua vita?

Senti che ti stanno fregando? Copiando? Manipolando? Derubando? Denigrando e via enumerando tutte le peggiori nefandezze possibili?

Sì forse è vero, anzi, diciamo anche che è assolutamente vero. Ma c’è un ma, ed è pure immenso.

Chi credi che stia permettendo tutto questo?

Di chi pensi che sia la responsabilità di tutta questa situazione che fa sì che ti arrivi addosso frustrazione, rabbia, nervosismo e talvolta ansia?

Tua. Solo ed esclusivamente tua. E solo tu puoi cambiare o mettere fine a tutto questo.

Qual è la tua responsabilità?

Quando ero una ragazzina ogni volta che la sera mi accingevo a chiudere la finestra della mia cameretta e guardavo il cielo pensavo a quanto fosse limitata la vita di noi esseri umani: abbiamo solo una prospettiva, solo una vita, solo i nostri sensi e ci perdiamo infinite sfumature. Pensavo a quanto le mie fissazioni di studentessa fossero stupide rispetto a chi il giorno dopo avrebbe dovuto fare i conti con un intervento chirurgico per salvare una vita. A me toccava la versione di latino, mentre qualcun altro avrebbe fatto qualcosa di più interessante. Io potevo vedere quella cameretta, quel pezzettino di carta nel cestino e mangiare quel cibo, cose che altre persone, ma anche semplicemente i miei vicini di casa, non avrebbero mai visto o assaporato. E passavo ore a immaginare come sarebbe stato diverso, e migliore, il mondo se ognuno di noi avesse potuto vivere contemporaneamente più vite. Oppure, se sapevo che qualche amica o amico avrebbe dovuto affrontare i propri genitori in una discussione complessa, sognavo di essere un piccolo insetto dotato di telecamera che poteva assistere con un punto di vista esterno alle discussioni e poteva intervenire poco prima che si innescasse il conflitto spiegando all’uno le ragioni dell’altro. Era come se mi facessi rapire da questi pensieri ed entrassi in un universo parallelo fatto di persone che finalmente si capivano semplicemente perché avevano il super potere del cambio prospettiva.

Quel pensiero mi ha accompagnato tutte le sere per anni, poi a un certo punto è sparito o forse la vita, gli impegni e la fame di performance mi hanno obbligata a metterlo da parte.

Come dare un volto ai ‘famosi’ altri?

È poi tornato all’improvviso in una notte di primavera di qualche anno fa per ricordarmi che gli ‘altri’ che in quel momento specifico stavano limitando le mie scelte di vita non erano persone, erano solo le mie paure. Era solo la mia incapacità di vedere le cose da un’altra prospettiva.

In qualche modo attribuivo la responsabilità alla mia famiglia, ma ero io che avevo paura di assumermi la responsabilità di certe decisioni.

E quella fu la notte in cui riuscii a prendere la decisione di voltare pagina e chiudere un matrimonio che mi stava facendo soffrire molto.

Gli altri, di fatto, sono figure mitologiche e archetipiche delle nostre paure e delle nostre credenze limitanti. Quando iniziamo a dare adito a ciò che pensano o dicono gli ‘altri’ è perché stiamo delegando ad altri la responsabilità di quelle che in realtà sono le nostre aree più buie e le nostre insicurezze fatte dei vari: “non ce la farai mai”, “adesso come farai”, “ci sono professionisti più qualificati di te”, “non sei abbastanza in gamba”…

È questo il momento in cui occorre riconoscere la nostra ombra, darle un nome e affrontarla. Solo così potremo superarla o integrarla in maniera positiva nelle nostra vita.

Guarda tutti gli ‘altri’ negativi che intossicano la tua vita, le tue giornate o le tue decisioni e chiediti:

  • Chi sono esattamente i miei altri?
  • Quando li ho autorizzati a valicare il mio spazio?
  • In che modo la loro invasione mi fa sentire al sicuro?
  • Quali miei paure, credenze o convinzioni stanno alimentando?
  • Che cosa posso fare concretamente per limitare la loro azione?

 

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