Chi determina il tuo stato d’animo?

Partiamo da una verità assai scomoda: gli stati d’animo che vivi non sono emozioni che ti capita di provare all’improvviso: ma sono bensì reazioni che tu scegli di avere.

Ti avevo avvisato, la provocazione di oggi è forte, e lo è perché di fatto la maggior parte di noi è stata cresciuta in una cultura che insegna che non siamo noi i responsabili, ma bensì gli altri o gli eventi esterni.

Qualche esempio?

“Mi sento poco importante agli occhi delle persone con cui lavoro”
“Mi offendi”
“Non posso farci nulla, sono di cattivo umore”
“Mi rendi triste”
“Mi metti in imbarazzo”

E così potrei continuare all’infinito… e come vedi in nessuna di queste frasi il protagonista sei tu. Lo so che adesso stai pensando che probabilmente si tratta solo di modi di dire o di espressioni che si dicono quando le cose non vanno, ma non è così.

Sentimenti o pensieri?

Queste frasi non raccontano come stiamo, bensì sono il frutto di pensieri appiattiti su sentimenti, spesso descritti in modo totalmente inconsapevole.

La scienza l’ha dimostrato ampiamente: non è possibile provare una determinata emozione o un determinato stato d’animo se prima non si è avuto un determinato pensiero. Ecco, quindi che nell’espressione “mi sento poco importante”, la parola poco importante descrive il modo in cui penso che gli altri mi giudicano, anziché un sentimento vero, che in questa situazione potrebbe essere qualcosa come: sono triste oppure sono demoralizzato.

Lo psicanalista Rollo May sostiene che “la persona matura diviene capace di distinguere i sentimenti in tante sfumature, in esperienze forti e passionali, oppure delicate e sensibili. Il nostro repertorio di parole utili per affibbiare etichettare le persone e spesso assai più grande del nostro vocabolario di parole che ci permettono di descrivere con chiarezza il nostro stato emotivo”. Peccato che nella nostra cultura i sentimenti a lungo non sono stati ritenuti importanti. Quello che contava era il modo giusto di pensare, come veniva definito da coloro che occupavano posizioni di ruolo e di autorità.

A cosa servono i sentimenti?

I sentimenti sono invece fondamentali, servono a esprimere noi stessi. I sentimenti ci danno la misura del grado di soddisfazione dei bisogni fondamentali di noi stessi rispetto a ciò che osserviamo. Va da sé, dunque, che se proviamo sentimenti spiacevoli vuol dire che alcuni bisogni fondamentali ci stanno esprimendo la loro insoddisfazione, se proviamo sentimenti piacevoli vuol dire che alcuni bisogni si stanno manifestando con un elevato livello di soddisfazione.

Ecco perché non esistono sentimenti positivi o negativi ecco perché ognuno è responsabile dei propri sentimentiSiamo noi stessi a produrli, ma di fatto sono solo uno stimolo. La risposta che ne diamo è una scelta.

Ci è stato insegnato a essere orientati agli altri anziché essere in contatto con noi stessi, questo ci ha spinto a rifugiarci nella nostra testa chiedendoci: che cos’è che gli altri pensano che sia giusto che io dica e faccia?

Ti lascio con un piccolo esercizio per cambiare lo schema: prova a riscrivere le frasi iniziali, ma questa volta prenditi la responsabilità di raccontare quali emozioni provi e chiediti da quali pensieri dipendono.

Fammi sapere come è andata!